Mi sentivo le gambe stranamente addormentate, ma sapevo che era solo una questione mentale. Mi costrinsi a non esitare, a non strascicare i piedi mentre mi alzavo e percorrevo i pochi passi fino all’angolo. Mi sentivo alle spalle il ventaglio di calore emanato dal corpo di Jacob, che mi seguiva come un’ombra.
Feci un passo nel salone e restai impietrita, incapace di proseguire oltre. Renesmee respirò a fondo e spuntò da sotto i miei capelli, le piccole spalle rigide, quasi si aspettasse già di essere respinta.
Pensavo di essere pronta a qualunque reazione. Accuse, urla, l’immobilità raggelata della sorpresa.
Tanya arretrò di quattro passi, con un fremito dei riccioli biondo ramato, come un umano che si trova all’improvviso davanti a un serpente velenoso. Kate balzò all’indietro fino alla porta e si schiacciò contro la parete, emettendo un sibilo sconvolto fra i denti. Eleazar si rannicchiò protettivo davanti a Carmen.
«
Edward mise un braccio attorno a Renesmee e me. «Avete promesso di ascoltare», disse.
«Ci sono cose che non si possono stare a sentire!», esclamò Tanya. «Come hai potuto, Edward? Non ti rendi conto di cosa significa?».
«Dobbiamo andarcene di qui», disse Kate ansiosa, la mano già sulla maniglia della porta.
«Edward...». Eleazar sembrava persino incapace di trovare le parole.
«Aspettate», disse Edward, la voce indurita. «Ricordatevi di quello che udite e dell’odore che sentite. Renesmee non è ciò che credete».
«Non sono ammesse eccezioni alla regola, Edward», ribatté Tanya asciutta.
«Tanya», riprese Edward in tono altrettanto tagliente, «lo senti il cuore che batte, no? Rifletti per un istante su ciò che significa».
«Il suo cuore?», bisbigliò Carmen sbirciando da sopra la spalla di Eleazar.
«Non è una bambina vampira a tutti gli effetti», spiegò Edward, concentrandosi su Carmen, che aveva l’espressione meno ostile di tutti. «Per metà è umana».
I quattro vampiri lo guardarono come se parlasse una lingua sconosciuta.
«Ascoltate». La voce di Edward aveva assunto un tono vellutato e persuasivo. «Renesmee è unica. Io sono suo padre, non il suo creatore. Sono il suo padre biologico».
Tanya scuoteva la testa con un movimento appena percettibile di cui non sembrava rendersi nemmeno conto.
«Edward, non puoi aspettarti che noi...», esordì Eleazar.
«Allora dammela tu, una spiegazione. Percepisci il calore del suo corpo nell’aria. Nelle sue vene scorre sangue, Eleazar. Puoi sentirlo, no?».
«Ma come?», esalò Kate.
«Bella è la madre biologica», disse Edward. «Ha concepito e partorito Renesmee mentre era ancora umana. Le è quasi costata la vita. Tanto che, dopo lunghe esitazioni, sono stato costretto a iniettarle una dose di veleno nel cuore per salvarla».
«Mai sentita una cosa simile», commentò Eleazar. Aveva ancora le spalle contratte e l’espressione dura.
«I rapporti fra vampiri e umani non sono certo all’ordine del giorno», concesse Edward, con un vago accenno di humour nero. «E i frutti di simili accoppiamenti sono ancora più rari. Non siete d’accordo, cugine?».
Kate e Tanya gli lanciarono entrambe un’occhiata torva.
«Dai, Eleazar. Non dirmi che non noti la somiglianza». Fu Carmen a rispondere, mentre girava intorno a Eleazar, incurante di un suo avvertimento a mezza voce, e avanzava cauta fino a me. Mi si mise di fronte, inclinò appena il busto ed esaminò attenta il volto di Renesmee.
«Gli occhi sono della mamma», disse a voce bassa e calma, «ma la faccia è del papà». Poi, come se non potesse farne a meno, le sorrise.
Renesmee ricambiò con un sorriso abbagliante. Mi toccò una guancia senza distogliere lo sguardo da Carmen: immaginava di toccarle il viso, si chiedeva se poteva farlo.
«Ti spiace lasciare che sia Renesmee stessa a raccontarti di sé?», chiesi a Carmen. La voce mi uscì in un sussurro. Ero ancora troppo sconvolta per tirare fuori qualcosa di più. «È una vera maestra nello spiegare le cose».
Carmen stava ancora sorridendo a Renesmee. «Parli già, piccolina?».
«Sì», rispose Renesmee nel suo soprano trillante. Nell’udirne la voce, tutta la famiglia di Tanya ebbe un sussulto, a eccezione di Carmen. «Però sono più brava a mostrare che a dire».
E posò la manina paffuta sulla sua guancia.
Carmen s’irrigidì come se avesse preso una scossa. Eleazar le fu accanto in un istante, le mani sulle spalle, pronto a tirarla via.
«Aspetta», disse Carmen d’un fiato, lo sguardo immobile inchiodato in quello di Renesmee.
La "spiegazione" di Renesmee andò avanti per un bel pezzo. Edward osservava Carmen tutto concentrato e avrei dato qualunque cosa per poterli ascoltare. Alle mie spalle Jacob si dondolava impaziente sulle gambe e sapevo che desiderava la stessa cosa.
«Cosa le sta mostrando?», brontolò Jacob fra i denti.
«Tutto», mormorò Edward.
Trascorse un altro minuto, e Renesmee ritrasse la mano dal viso stupito di Carmen, scoccandole un sorriso irresistibile.