LIGURIO – Non me ne meraviglio. Ma sto pensando alla nostra faccenda. Mi potrebbe dare, se li ha, venticinque ducati. In questi casi bisogna spendere, per fare amicizia con il frate presto, e darLe speranza di un miglioramento.
MESSER NICIA – Prendili pure; questo non mi dà fastidio.
LIGURIO – Questi frati sono astuti, perché sanno i peccati nostri, e loro. Chi non sa parlare con loro potrebbe ingannarsi e non riuscire a convincerli. Per questo io non vorrei che Lei mi disturbasse
[44] mentre parleremo con il frate, perché Lei, che sta tutto il tempo nello studio, si intende dei libri, ma non sa ragionare delle cose del mondo. (Il dottore è così sciocco, che io ho paura che mi rovinerà tutto.)MESSER NICIA – Dimmi cosa devo fare.
LIGURIO – Lasci parlare me, e non parli mai, se io non faccio cenno.
MESSER NICIA – Sono d’accordo. Che cenno farai?
LIGURIO – Chiuderò un occhio; mi morderò il labbro… Oh! no, facciamo altrimenti! Da quanto tempo non ha parlato con il frate?
MESSER NICIA – Sono più di dieci anni che non ci parliamo.
LIGURIO – Sta bene. Io gli dirò che Lei è diventato sordo. Quindi non deve rispondere né dire qualcosa, se noi non parliamo forte.
MESSER NICIA – Così farò.
LIGURIO – Oltre a questo, non si preoccupi se parliamo di qualcosa che Le sembrerà assurda e disforme. La assicuro che tutto andrà bene.
MESSER NICIA – Speriamo tutto segua il suo corso
[45].LIGURIO – Ma ecco il frate che parla con una donna. Aspettiamolo.
Fra’ Timoteo, una donna
FRA’ TIMOTEO – Se si vuole confessare, io sono pronto.
UNA DONNA – Non oggi; mi aspettano: mi basta essermi sfogata un po’. Ha detto quelle messe per la Nostra Donna?
FRA’ TIMOTEO – Madonna sì.
UNA DONNA – Tenga ora questo fiorino, e dica due mesi ogni lunedì la messa dei morti per l’anima di mio marito. Anche se era un omaccio, pure la carne si fa sentire: quando me lo ricordo ogni volta ho tantissima voglia di lui. Ma cosa ne pensa, mio marito è in purgatorio?
FRA’ TIMOTEO – Senza dubbi.
UNA DONNA – Io non sarei così sicura. Lei sa pure quel che mi faceva qualche volta. Oh, quante volte mi laventavo di lui! Certamente mi facevo da parte
[46] quanto potevo; ma lui era così importuno! Uh, nostro Signore!FRA’ TIMOTEO – Non dubiti, la clemenza di Dio è grande: se non manca all’uomo la voglia, non gli manca mai il tempo per pentirsi
[47].UNA DONNA – Che pensa, quest’anno passerà il Turco in Italia?
FRA’ TIMOTEO – Se Lei non pregherà, sì.
DONNA – No! Dio ci aiuti
[48], con queste diavolerie! Ho gran paura del suo impalare le genti. – Ma vedo qua in chiesa una donna, voglio fare due chiacchiere con lei. Buona giornata!FRA’ TIMOTEO – Vada pure.
Fra’ Timoteo, Ligurio, Messer Nicia
FRA’ TIMOTEO – Le donne sono le più caritatevoli persone ma anche le più fastidiose. Chi le scaccia, fugge sia fastidi che beni; chi le trattiene, ha i beni e i fastidi insieme. Ed è vero anche che non ci sono mele senza mosche. Oh, che state facendo, cari signori? Ma io riconosco messer Nicia?
LIGURIO – Parli più forte, è diventato sordo e non sente quasi nulla.
FRA’ TIMOTEO – Lei è benvenuto, messere!
LIGURIO – Più forte!
FRA’ TIMOTEO – Benvenuto!!!
MESSER NICIA – Grazie, padre!
FRA’ TIMOTEO – Come va?
MESSER NICIA – Tutto bene!
LIGURIO – Parli a me, padre, perché parlando a lui farà troppo rumore.
FRA’ TIMOTEO – Che volete da me?
LIGURIO – Qui messer Nicia ed un altro uomo da bene, che Lei conoscerà poi, hanno a distribuire in elemosine parecchi centinaia di ducati.
MESSER NICIA – Cavolo!
LIGURIO – Stia calmo, messer Nicia! Non si meravigli, padre, di quello che lui dice. Non sente, e qualche volta gli pare di udire, e così risponde e dice delle cose strane.
FRA’ TIMOTEO – Vabbe’, lasciamolo dire ciò che vuole.
LIGURIO – Ho una parte di soldi con me; e Lei, frate, li ridistribuirà.
FRA’ TIMOTEO – Molto volentieri.
LIGURIO – Ma prima di fare questa elemosina, Lei ci deve aiutare con un caso strano successo a messere. Solo Lei ci potrebbe aiutare, perché si parla dell’onore di casa sua.
FRA’ TIMOTEO – Che cos’è successo?
LIGURIO – Io non so se Lei conosce Camillo Calfucci, nipote di messere.
FRA’ TIMOTEO – Sì, lo conosco.
LIGURIO – Un anno fa è andato in Francia per certe sue faccende. Siccome sua moglie era morta, lui ha lasciato sua figlia, già una ragazza giovane, in un monastero, non mi ricordo adesso come si chiama.
FRA’ TIMOTEO – E dopo cos’è successo?
LIGURIO – È successo che, o per una svista delle monache o per spensieratezza della ragazza, si è ritrovata incinta già di quattro mesi. Se il fatto si sapesse, il dottore, le monache, la ragazza, Camillo, la casa dei Calfucci sarebbero vituperati
[49]. Il dottore ha tanta paura di questa vergogna che vuole dare trecento ducati per l’amore di Dio.