Delta-Uno captò il movimento di Rachel con la coda dell'occhio e si girò istintivamente, aprendo il fuoco. Rachel precipitò nel boccaporto sotto una sventagliata di pallottole. Quando i proiettili lo colpirono, rimbalzando in una pioggia di scintille, il portello risuonò come una campana e si chiuse sull'abitacolo. Tolland, appena sentì di non avere più la canna del mitra puntata alla schiena, fece la sua mossa. Si tuffò a sinistra, evitando la grande botola aperta. Atterrò sul ponte e smorzò la caduta rotolando, mentre il soldato girava su se stesso con il mitra fiammeggiante. I proiettili esplosero alle spalle di Tolland, che correva al riparo dietro l'argano dell'ancora: un enorme cilindro motorizzato, intorno al quale era avvolto il lungo cavo d'acciaio collegato all'ancora di poppa.
Tolland aveva un piano e doveva agire velocemente. Mentre il soldato gli si avventava contro, afferrò la leva dell'argano con tutte e due le mani e la abbassò. Istantaneamente, l'enorme verricello cominciò a srotolare metri di cavo e la
"Dai, dai bellezza" la esortava Tolland.
Riacquistato l'equilibrio, il soldato si lanciò di nuovo verso di lui. All'ultimo momento, l'oceanografo si puntellò per spingere con forza la leva dell'argano verso l'alto, bloccando il verricello. La catena dell'ancora si tese, facendo tremare l'intero scafo della
Con un cigolio stridente la struttura metallica danneggiata del pilone di supporto cedette, sussultando come in un terremoto. L'angolo di destra del ponte della
A pugni stretti, nell'abitacolo del Triton, Rachel cercava di reggersi, mentre le nove tonnellate del batiscafo ondeggiavano paurosamente sopra l'apertura del ponte, ormai molto inclinato. Attraverso quel poco di perspex trasparente che rimaneva dell'oblò, vide il mare agitarsi furioso, dieci metri più in basso. Alzando gli occhi, cercò Tolland con lo sguardo e si ritrovò a osservare una scena drammatica.
A un metro di distanza, intrappolato tra gli artigli del Triton, il membro della Delta Force urlava di dolore mentre veniva sballottato su e giù come un burattino. William Pickeriag, barcollante, andava ad aggrapparsi a una galloccia sul ponte. Vicino all'argano, anche Tolland cercava di non cadere in mare sostenendosi alla leva del verricello. Rachel vide che Delta-Uno, ancora armato di mitra, si era rimesso in piedi. «Mike, attento!» urlò da dentro il batiscafo.
Ma l'attenzione del soldato non era rivolta a Tolland: a bocca aperta, guardava il suo elicottero con un'espressione d'orrore. Rachel si voltò per seguire il suo sguardo. Il Kiowa, con il suo ampio rotore che ancora girava al minimo, aveva cominciato a slittare sui lunghi pattini, che agivano come sci sulla superficie inclinata del ponte. Fu allora che si accorse che l'elicottero stava puntando dritto verso il Triton.
Scalando il ponte inclinato verso l'elicottero che scivolava, Delta-Uno si arrampicò nell'abitacolo del velivolo. Non aveva alcuna intenzione di lasciare cadere nell'oceano il loro unico mezzo di fuga. Si impadronì dei comandi e tirò la leva di controllo. "Decolla!" Le pale del rotore accelerarono con un rombo assordante nello sforzo di sollevare il pesante mezzo d'assalto. "Su, per Dio!" L'elicottero continuò a scivolare verso il Triton e Delta-Due, ancora intrappolato. A causa della posizione del Kiowa, anche il rotore era inclinato e, quando il velivolo decollò, invece di sollevarsi balzò in avanti, verso il batiscafo, come una gigantesca sega rotante.
"Su!" Delta-Uno tirò la leva, rimpiangendo di non potersi liberare di quella mezza tonnellata di missili Hellfire che ancora lo appesantivano. Le pale del rotore mancarono d'un soffio la testa del suo compagno e la cupola del Triton, ma l'elicottero era troppo veloce: non avrebbe mai potuto evitare il cavo al quale era sospeso il batiscafo.