Читаем Le fontane del Paradiso полностью

Era ora di scendere. Non doveva fare tardi, specie dal momento che i suoi programmi erano già saltati. Alzandosi dalla lastra di pietra su cui era seduto, un pensiero che lo tormentava da diversi minuti si affacciò finalmente alla sua coscienza. Era strano che avessero sistemato un sedile così ben decorato, con quegli elefanti magnificamente scolpiti, proprio sull'orlo d'un precipizio…

Morgan non poteva resistere a una simile sfida intellettuale. Sporgendosi oltre l'orlo dell'abisso, tentò ancora una volta di far entrare in sintonia la propria mente con quella di un collega morto da duemila anni.

8

Malgara

 Nemmeno gli amici più intimi riuscirono a decifrare l'espressione della faccia del Principe Malgara quando, per l'ultima volta, guardò il fratello con cui aveva diviso l'infanzia. Ora il campo di battaglia era tranquillo. Anche i lamenti dei feriti erano stati messi a tacere dalle erbe medicinali, o da spade brandite con forza. Dopo molto tempo il Principe si rivolse alla figura vestita di giallo che gli stava a fianco. — Voi l'avete incoronato, Venerabile Bodhidharma. Ora potete concedergli un altro favore. Preparate tutto per rendergli gli onori dovuti a un re.

Per un attimo il monaco non rispose. Poi disse dolcemente: — Ha distrutto i nostri templi e disperso i sacerdoti. Se venerava qualche dio, era certo Shiva.

Malgara scoprì i denti in quel sorriso crudele che il Mahanayake avrebbe imparato a conoscere fin troppo bene, negli anni che gli restavano.

— Reverendo padre — disse il Principe, in un tono di voce che grondava veleno — era il primogenito di Paravana il Grande, sedeva sul trono di Taprobane, e il male che ha fatto muore con lui. Quando il suo corpo sarà bruciato provvedete a depositarne i resti in un reliquiario, prima che osiate rimettere piede a Sri Kanda.

Il Mahanayake Thero s'inchinò, appena percettibilmente. — Sarà fatto secondo la vostra volontà.

— E c'è un'altra cosa — disse Malgara, rivolgendosi ora ai suoi aiutanti di campo. — La fama delle fontane di Kalidas ci ha raggiunti fino in Indostan. Vorremmo vederle almeno una volta, prima di marciare su Ranapur…

Dal centro dei Giardini del Piacere, che in vita gli avevano dato tanta gioia, il fumo della pira funeraria di Kalidas si alzava nel cielo senza nubi, disturbando gli uccelli da preda giunti dalle regioni più lontane. Amaramente soddisfatto, anche se a volte turbato da ricordi improvvisi, Malgara osservava il simbolo del suo trionfo che saliva verso l'alto, ad annunciare alla terra intera che il nuovo regno era iniziato.

Come per continuare l'antica rivalità, l'acqua delle fontane insidiava il fuoco, schizzando in alto prima di ricadere sulla superficie del lago che rifletteva la scena. Ma poi, molto prima che le fiamme avessero terminato il loro lavoro, i serbatoi presero a svuotarsi e i getti d'acqua si esaurirono rovinosamente. Prima che si alzassero di nuovo nei giardini di Kalidas, la Roma imperiale sarebbe scomparsa, i soldati dell'Islam si sarebbero spinti oltre l'Africa, Copernico avrebbe tolto la terra dal centro dell'universo, la Dichiarazione d'Indipendenza sarebbe stata firmata, e gli uomini avrebbero camminato sulla Luna…

Malgara aspettò che la pira si spegnesse in un ultimo, breve guizzo di luce. Mentre le ultime spire di fumo si alzavano contro la mole incombente di Yakkagala, levò gli occhi verso il palazzo sulla sommità della montagna e lo scrutò a lungo, soppesandolo in silenzio.

— Nessun uomo deve sfidare gli dèi — disse alla fine. — Che sia distrutto.

9

Il filamento

 — Mi avete quasi fatto venire l'infarto — disse Rajasinghe in tono d'accusa, versando il caffè del mattino. — Sul momento ho pensato che aveste un congegno antigravità, ma anch'io so che è impossibile. Come avete fatto?

— Chiedo scusa — rispose Morgan con un sorriso. — Se avessi saputo che mi stavate osservando vi avrei avvertito, anche se è successo tutto senza premeditazione. Volevo solo farmi una passeggiata sulla Montagna, ma poi quel sedile di pietra mi ha lasciato perplesso. Mi sono chiesto perché si trovi proprio sull'orlo dell'abisso e ho cominciato l'esplorazione.

— Nessun mistero. Un tempo lì esisteva una piattaforma, probabilmente di legno, che si protendeva in fuori, e una scalinata che dalla cima portava agli affreschi. Si vedono ancora le scanalature nei punti in cui era inserita nella roccia.

— È quello che ho scoperto — disse Morgan, piuttosto deluso. — Dovevo immaginare che qualcuno se ne fosse già accorto.

Duecentocinquanta anni fa, pensò Rajasinghe. Quell'inglese pazzo e vivacissimo, Arnold Lethbridge, il primo direttore degli scavi archeologici di Taprobane. Si fece calare giù per la parete, esattamente come Morgan. Be', non "esattamente"…

Adesso Morgan aveva tirato fuori la scatoletta di metallo che gli aveva permesso di compiere il miracolo. La superficie esterna presentava solo qualche bottone e un piccolo quadro di lettura. Aveva tutta l'aria di essere un semplice strumento di comunicazione.

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