Il laboratorio di Randal’s Creek si trovava a ottanta chilometri a sud di Pueblo, nascosto all’incrocio di due vallate di montagna. Lo si poteva raggiungere solo percorrendo una strada a terra fusa, che andava benissimo per le automobili ma non per le “pallottole”, a causa del loro centro di gravità che si trovava più in alto. Quasi tutto il personale del laboratorio, ottanta persone, viveva a Pueblo o nei dintorni, e si serviva dell’elicottero di linea della Farma.
Carewe arrivò al campo di partenza di Pueblo a metà mattina. Sul grande elicottero c’erano solo altri tre uomini, tutti freddi. Barenboim gli aveva raccomandato di darsi un’aria il più normale possibile; così, durante il breve volo, fece conversazione coi tre. Li riempì di domande sul laboratorio di biopoiesi e sulla sua dislocazione, e riuscì a informarli che era un contabile dell’azienda, chiamato a Randal’s Creek per controllare alcune spese di gestione. Gli altri tre sembravano tutti sulla trentina e, a giudicare dal loro modo di fare, Carewe intuì che non dovevano essere molto più vecchi. Non avevano la determinazione gelida di Barenboim. Di colpo gli venne in mente che, non appena si fosse diffusa la notizia dell’E.80, gli altri immortali, specialmente quelli che si erano fatti disattivare da poco, avrebbero provato un certo risentimento. D’altra parte, poteva darsi che alcuni aspetti della filosofia “fredda” conoscessero il massimo momento di trionfo. Persino in età preistorica, una piccola percentuale di uomini aveva avuto il tempo di stancarsi dei piaceri del processo riproduttivo. Quindi, ammesso che ci si potesse abbandonare ai piaceri del sesso per un paio di secoli o più, a quali strane “soluzioni” si poteva arrivare? L’idea inquietante che un’immortalità asessuata offrisse i suoi vantaggi si stava ancora agitando nel cervello di Carewe quando l’elicottero virò su una collina cosparsa di pini e si abbassò verso le cupole argentee dei laboratori Farma.
Notando vagamente che l’aria era molto più calda in Colorado che nella zona di Three Springs, raggiunse di buon passo l’entrata, si avvicinò a una delle tante cabine disseminate nell’ingresso. Ci fu una pausa di pochi secondi. Il computer dell’azienda, lontano un migliaio di chilometri, controllò la sua identità, approvò la sua presenza e si servì delle microonde per aprire la seconda porta della cabina, quella che dava sull’interno dell’edificio.
— Il signor Barenboim vi aspetta nel suo ufficio al livello D non appena vi sarete presentato al signor Abercrombie, capocontabile di questi laboratori — lo informò la macchina.
— Ricevuto — disse Carewe, leggermente sorpreso. Era raro che Barenboim si recasse in visita a Randal’s Creek, ma d’altronde l’E.80 era il progetto più importante in cui si fosse mai lanciata la Farma, o qualsiasi altra azienda farmaceutica. Trovò l’ufficio del capocontabile, trascorse quasi un’ora in chiacchiere superficiali e nel tentativo di individuare le difficoltà che avrebbe dovuto appianare. Dopo un po’, capì che non si trattava tanto di un problema tecnico, quanto di intoppi nei rapporti fra Barenboim e i laboratori. Abercrombie, un freddo grassoccio, con occhi attenti, acquosi, sembrava perfettamente in sintonia con la situazione. Trattò Carewe con una certa freddezza, quasi pensasse di avere di fronte il braccio destro di Barenboim. Quella reazione lo divertì. Era un anticipo di quello che gli sarebbe successo una volta diventato dirigente; però provava continuamente il bisogno di chiedere scusa. Lasciò Abercrombie appena possibile e raggiunse il livello D.
L’appartamento di Barenboim era più piccolo e un po’ meno lussuoso di quello della sede centrale. La pupilla della porta si socchiuse, riconobbe Carewe, e il pannello di legno scivolò di lato. Entrando, lui avvertì l’aroma di caffè di cui Barenboim si circondava sempre sul lavoro.
— Willy, Willy! — Barenboim, che stava seduto dietro una scrivania rosso-azzurra, attraversò la stanza e strinse la mano di Carewe. I suoi occhi danzarono nelle orbite profonde. — Che piacere rivederti!
— Sono contento d’incontrarti di nuovo, Hy.
— Meraviglioso — disse Barenboim. Tornò ad accomodarsi dietro la scrivania e indicò una poltrona a Carewe.
— Ah, sì. — “Non so se è poi tanto meraviglioso” pensò Carewe. “Sono stato via solo pochi giorni.” Capì, per la prima volta, che Barenboim si sforzava di comportarsi da attivo o, per lo meno, non da freddo; il che gli ricordò che i loro rapporti erano del tutto artificiali, basati unicamente su un insieme di circostanze.
— Be’, com’è andata? Ti è piaciuto il viaggio?
— Tutto benissimo. Di questa stagione, il lago Orkney è meraviglioso.
Sulla faccia di Barenboim passò per un attimo un’ombra di impazienza. — Non m’interessa il paesaggio. Come va la tua libido? Funziona ancora?
— Puoi scommetterci. — Carewe rise. — Mai stato più voglioso.
— Perfetto. Vedo che ti sei tagliato la barba.
— Ho pensato che fosse meglio.