Читаем Le sentinelle del cielo полностью

“Se non sarà un mutante, sarà un altro”continuò a pensare la mente di Thorstern. “Uno di loro saprà aspettare fino al momento di raccogliere senza difficoltà il mio impero. Ero al sicuro finché l’attenzione era concentrata su Wollencott, ora invece mi hanno scoperto. I mutanti sono una potenza. Un giorno o l’altro si organizzeranno per mettersi contro i comuni esseri umani. E io non voglio trovarmi nella mischia allora.”

Alzò gli occhi, e vide che gli altri lo stavano osservando attenti.

— Vi ho già detto che mi arrendo. Cos’altro volete?

— Niente — disse Raven. Poi indicò il telefono alla parete. — Volete che vi chiami un aerotaxi?

— No. Preferiscono andare a piedi. Tra l’altro, non mi fido di voi.

Si alzò lentamente e si portò ancora una volta la mano sul petto. Non era convinto… avevano accettato la sua resa con troppa disinvoltura, e adesso lo lasciavano andare come se niente fosse. Aveva la sensazione, quasi la certezza, che gli avrebbero teso una trappola chissà dove. Sarebbe scattata in fondo alla strada, lontano dalla loro casa? Gli sarebbe venuto un secondo collasso cardiaco?

— Ci fidiamo di voi perché possiamo leggervi nella mente — disse Raven. — È un peccato che non possiate sapere, senza ombra di dubbio, che stiamo dicendo la verità. Non vi toccheremo… sempre che manteniate la vostra promessa.

Thorstern raggiunse la porta e si voltò a guardarli un’ultima volta, sempre pallido; sembrava leggermente invecchiato, ma aveva ritrovato una certa dignità.

— Ho promesso di far cessare gli atti ostili contro la Terra — disse, — e manterrò la promessa alla lettera. Questo, è nient’altro

!

Uscì nella notte e chiuse accuratamente la porta: era un tocco di assurdità alla sua uscita dalla scena. Sarebbe stato più logico lasciare la porta aperta, o chiuderla con tanta violenza da far tremare la casa. Ma cinquant’anni prima una donna acida gli aveva ingiunto mille volte di non sbattere le porte, e quelle parole, inconsciamente, risuonavano ancora nelle sue orecchie.

Avanzò il più rapidamente possibile, rasentando i muri delle case. La visibilità scarsissima gli dava la sensazione di essere cieco.

Si fermò due o tre volte ad ascoltare nella nebbia, poi riprese il cammino. A quell’ora di notte, oltre i soliti notturni perennemente irrequieti avrebbe dovuto incontrare le pattuglie di polizia. Dopo aver percorso una distanza che non poteva calcolare, sentì dei rumori alla sua sinistra.

Si portò le mani alla bocca. — C’è qualcuno? — gridò.

Sentì dei passi che si avvicinavano, poi una pattuglia di sei uomini armati uscì dal giallo della nebbia.

— Che succede?

— Vi posso dire dove si trova David Raven.


Nella stanza, Charles smise di ascoltare attentamente. — Ha cercato di ricordare, ma è stato inutile. Ha la mente confusa, e non sa da che parte mandarli. Fra poco capirà che gli conviene tornarsene a casa. — Si sprofondò nella poltrona e si accarezzò la pancia. — Quando l’ho visto cadere davanti alla porta, ho pensato che fosse stata opera tua. Poi ho sentito la tua esclamazione mentale di sorpresa…

— E io ho pensato che fossi stato tu — disse Raven. — Mi ha colto alla sprovvista. Per fortuna gli sono andato subito vicino, altrimenti sarebbe morto.

— Già, un collasso cardiaco — disse Charles, mentre i suoi occhi prendevano a brillare come due piccole lune.

— Un’altra bravata del genere e si spargerà la voce.

— Qualcuno è stato irrazionale e avventato — commentò Raven serio. — Qualcuno coi paraocchi, che non ha saputo aspettare. Sbagliato, malissimo. Non deve più accadere!

— Ha tenuto duro un bel pezzo e ha ceduto lentamente, così è stato un invito quasi irresistibile — gli ricordò Charles, col tono di chi spiega tutto. — Sì, l’aspirante imperatore di Venere è stato davvero fortunato. Se fosse morto sarebbe stata una fine relativamente rapida… Oh, be’, ha un carattere duro, con una tempra superiore alla media. Nient’altro avrebbe potuto spaventarlo abbastanza da indurlo a un pacifismo ragionevole. Forse è stato tutto a fin di bene. La sua mente non ha la più pallida idea di cosa sia successo in realtà, ed è questo l’importante.

— Forse hai ragione. Tra l’altro, se fosse morto, avremmo dovuto ricominciare tutto da capo e fare i conti con Wollencott, e forse anche con i due sosia di Thorstern. Uno dei due avrebbe potuto mettersi al posto del capo e ingannare tutti tranne i telepatici. A questi dobbiamo aggiungere la lista degli uomini normali che forse Thorstern ha designato come suoi successori. Un paio di questi potrebbero trovarsi anche su Marte. Sì, la sua resa ha risolto la situazione.

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