"’Mio figlio è speciale’ diceva la donna. ’Nessuno ha mai visto un bambino così.’ Si vantava con le altre donne quando le incontrava. Quelle si adiravano perché avevano figli normali, che facevano quello che ci si aspettava da loro.
"’Vogliamo tutte dei figli speciali’ dissero.
"Quando venne di nuovo il periodo dell’accoppiamento, si accoppiarono tutte con animali."
— Non conosco questa storia — disse l’oracolo. — Penso che sia disgustosa.
Nia sembrò turbata.
— Se non ti piace, va’ dove non puoi sentire — dissi. — Io voglio sentire la fine.
L’oracolo si alzò, poi si sedette di nuovo. — La storia è disgustosa, ma sono curioso.
— Non ci pensavo — disse Nia. — Ho trascorso troppo tempo insieme a persone strane. Questa non è una storia per un uomo.
— Nia, non puoi interromperti adesso.
— Sì che posso.
Guardai l’oracolo. — Va’.
Lui si accigliò. — Devo proprio?
Feci il gesto dell’affermazione.
Si alzò con evidente riluttanza e si diresse verso il limitare della radura, si sedette dandoci le spalle e fissando l’oscurità. Guardai Nia.
— Non c’è più molto. Tutte le donne ebbero figli strani. Alcuni erano uccelli terrestri. Altri somigliavano a cornacurve. Una donna si accoppiò con un assassino-della-pianura. Non so come ci sia riuscita. Sua figlia era fatta interamente di denti e di artigli.
"Nessuno dei figli voleva andare a vivere nel villaggio. Restarono sulla pianura e si diedero la caccia a vicenda. Non impararono i mestieri delle persone.
"In un primo tempo le donne erano felici. ’Tutti i nostri figli sono speciali. Abbiamo fatto qualcosa che non è mai stato fatto prima.’
"Poi si accorsero che non avevano nessuno che le aiutasse. E gli uomini al villaggio si accorsero della stessa cosa. Andarono sulla pianura, sia gli uomini che le donne, e supplicarono i figli. ’Lasciate la pianura. Imparate i mestieri delle persone. Abbiamo bisogno di lavoratori del ferro e tessitori. Abbiamo bisogno di mandriane e donne che sappiano fare bei ricami.’
"Ma i figli non ascoltarono. Invece fuggirono via. Divennero interamente animali.
"I membri del Popolo il cui dono è la follia dovettero ricorrere gli uni agli altri. Si accoppiarono nel modo giusto. Le donne ebbero figli normali. Gli uomini li allevarono. Erano come i loro genitori. Stupidi, sì. Maldestri e sciocchi. Ma persone." Fece il gesto che significava "è finita".
— Torna pure — dissi all’oracolo.
Lui tornò. Restammo seduti in silenzio. Nia appariva depressa e l’oracolo aveva un’aria imbronciata. Mi sentivo confusa.
Che cosa significavano quelle storie? Trattavano entrambe della perdita di figli. Era forse un problema quaggiù? Costoro si preoccupavano degli aborti e dei figli malformati come facevamo noi sulla Terra?
Non sembrava probabile. Questo pianeta era pulito. Questi individui non avevano riempito di tossine il loro ambiente.
C’era un’altra spiegazione. Queste storie trattavano di persone che facevano tutto a rovescio. Forse il messaggio era sociologico, non biologico. Se volete figli sani, siate normali.
Un ottimo messaggio. Pertinente e autentico. Guardate me. Guardate tutti quanti sulla nave. Noi non eravamo normali. La maggior parte di noi non aveva figli e coloro che ne avevano, si erano separati da loro 120 anni addietro.
Mi faceva male il collo. Lo massaggiai. — Torno giù al villaggio. Abbiamo bisogno di coperte, se intendiamo passare la notte qui, e qualcosa in cui conservare l’acqua. Devo dire a Derek dove sono.
Nia fece il gesto dell’assenso, poi puntò il dito. — Il sentiero inizia lì.
Mi alzai e mi stiracchiai, feci il gesto dell’intesa e mi incamminai nella direzione che mi aveva indicata.
Persi il sentiero nell’oscurità e dovetti scendere carponi fra le rocce. I rami mi s’impigliarono nei vestiti, le spine mi graffiarono e cascai un paio di volte. Finalmente raggiunsi il terreno pianeggiante; davanti a me brillavano le luci del campo.
Il corridoio principale della mia cupola era deserto. Da dietro una porta chiusa provenivano delle voci: un paio di donne che chiacchieravano. Più avanti qualcuno suonava un flauto cinese. L’esecuzione era dal vivo. Lo capivo dagli errori.
Accesi la luce della mia stanza e aprii l’armadietto sotto il mio letto. Come speravo, conteneva una coperta.
Sentii la voce di Derek. — Dove sei stata? — Entrò nella stanza e si chiuse la porta alle spalle. Si era cambiato e ora indossava blue jeans e una camicia di cotone azzurro chiaro. Non aveva più la barba. La pelle del suo viso era multicolore: di un bruno rossiccio nella parte superiore, bianca in quella inferiore. Un aspetto stravagante. I capelli biondi erano molto corti.
— Hai trovato un barbiere?
Fece il gesto che significava "non ha importanza" o "parliamo di qualcos’altro". — Ho girato tutto il campo cercandoti.
— Ero sulla scogliera. Mi serve una coperta.
— Perché?
— Nia e l’oracolo si sono accampati per loro conto. Non hanno niente su cui dormire.
— Perché non vengono quaggiù?
— Non gliel’ho chiesto. Forse provano quello che provo io. C’è troppa gente qui. È tutto troppo complicato.