Dentro, l'aria era pesante. L'unica luce era costituita dal bagliore azzurrino del monitor di un computer. Rachel individuò scaffali pieni di strumentazione telefonica, radio e apparecchi per le comunicazioni satellitari. Cominciò ad avvertire un senso di claustrofobia in quell'atmosfera umida da cantina in inverno.
«Prego, si accomodi qui, signora Sexton.» Il tecnico prese uno sgabello su ruote e lo posizionò di fronte al monitor a schermo piatto. Le sistemò davanti un microfono e le mise in testa una enorme cuffia AKG. Controllò una tavola di password di crittazione, poi digitò una lunga serie di caratteri su un dispositivo vicino. Un cronografo si materializzò sullo schermo di fronte a Rachel.
Il tecnico annuì con aria soddisfatta mentre il timer eseguiva il conto alla rovescia. «Un minuto al collegamento.» Si voltò e se ne andò, sbattendo la porta alle sue spalle.
Rachel sentì che chiudeva a chiave. "Ottimo."
Mentre aspettava al buio davanti al contasecondi, si rese conto che quello era il suo primo momento di privacy dalle prime ore della mattina. Si era svegliata senza il minimo sentore di ciò che la aspettava. "Vita extraterrestre." Quel giorno, il più diffuso mito di tutti i tempi aveva cessato di essere un mito.
Cominciò a percepire l'impatto devastante che quel meteorite avrebbe avuto sulla campagna del padre. Anche se i finanziamenti alla NASA non erano una questione politica prioritaria rispetto al diritto all'aborto, al sistema del welfare o alla sanità pubblica, suo padre l'aveva messa sullo stesso piano. A quel punto, gli sarebbe esplosa in faccia.
Nel giro di poche ore, l'entusiasmo degli americani per le conquiste della NASA si sarebbe riacceso: idealisti con le lacrime agli occhi, scienziati a bocca aperta, l'immaginazione infantìle a ruota libera. I discorsi di dollari e centesimi sarebbero stati liquidati come meschini, spazzati via da quello storico momento. Il presidente sarebbe risorto come una fenice, trasformandosi in eroe, mentre, nel pieno dei festeggiamenti, il senatore sarebbe apparso di vedute ristrette, uno zio Paperone attaccato ai soldi, privo dello spirito di avventura tutto americano. Il computer emise un segnale sonoro e Rachel alzò gli occhi.
Lo schermo lampeggiò e si materializzò un'immagine, dapprima sfocata, dello stemma della Casa Bianca, che dopo un attimo lasciò il campo al viso del presidente Herney.
«Salve, Rachel» esordì questi, con un lampo di malizia negli occhi. «Giornata interessante, vero?»
29
L'ufficio del senatore Sedgewick Sexton era situato nel palazzo del Senato Philip A. Hart, in C Street, a nordest del Campidoglio. Un edificio razionalista costituito da una griglia di rettangoli bianchi che, secondo i critici, aveva più. l'aspetto di un carcere che di un palazzo di uffici. Molti di quelli che vi lavoravano lo percepivano nello stesso modo.
Al terzo piano, le lunghe gambe di Gabrielle percorrevano avanti e indietro lo spazio davanti al terminale. Sullo schermo, un nuovo messaggio di posta elettronica.
Le prime due righe dicevano: "Sedgewick è stato molto bravo alla CNN. Ho altre informazioni per te".
Gabrielle riceveva messaggi del genere da due settimane. L'indirizzo del mittente era fasullo, ma lei era riuscita a risalire a un dominio "whitehouse.gov". Il suo interlocutore misterioso doveva essere un interno della Casa Bianca e, chiunque fosse, era diventato per lei una fonte preziosa di informazioni politiche di ogni genere, tra cui il recente incontro segreto tra il direttore della NASA e il presidente.
Sul principio, Gabrielle aveva diffidato di quelle e-mail ma, effettuati alcuni controlli, aveva constatato che tutte le notizie erano regolarmente esatte e molto dettagliate: informazioni segrete sugli sforamenti di budget della NASA, costi delle missioni future, dati utili a dimostrare che la ricerca di attività biologica extraterrestre aveva costi sbalorditivi e si dimostrava regolarmente improduttiva, perfino sondaggi interni dai quali risultava che la questione NASA stava allontanando gli elettori dal presidente.
Per accrescere il proprio valore agli occhi del senatore, Gabrielle si era ben guardata dal rivelargli che riceveva e-mail non richieste dalla Casa Bianca, limitandosi invece ad accennare a una "fonte" non meglio precisata. Sexton si complimentava regolarmente con lei ed evitava con cura di chiederle ulteriori dettagli. Gabrielle aveva l'impressione che fosse convinto che lei concedesse i suoi favori sessuali per raggiungere lo scopo e la cosa, purtroppo, non pareva turbarlo affatto.
Si fermò per leggere il messaggio appena arrivato. La finalità di quelle e-mail era chiara: qualcuno, dentro la Casa Bianca, voleva che fosse il senatore Sexton a vincere quell'elezione e lo aiutava facilitando i suoi attacchi alla NASA.
Ma chi era? E cosa lo motivava?