«Ehi, Norah, smetti di maltrattare questi poveri ragazzi della NASA e vieni ad amoreggiare con me!» le gridò Corky.
La donna non accennò neppure a voltarsi. «Sei tu, Marlinson? Riconoscerei ovunque la tua vocina. Torna quando avrai raggiunto la pubertà.»
Corky si rivolse a Rachel. «Norah ci scalda con il suo fascino.»
«Ho sentito, figlio dello spazio» ribatté la dottoressa Mangor, continuando a prendere appunti. «E se per caso mi stai guardando il culo, tieni conto che questi pantaloni imbottiti mi ingrassano di quindici chili.»
«Non preoccuparti. Non è il tuo lanoso culo da mammut a eccitarmi, ma il tuo carattere seducente.»
«Vaffanculo.»
Corky rise di nuovo. «Grandi novità, Norah. A quanto pare non sei più l'unica donna reclutata dal presidente.»
«Non dire stronzate, aveva già reclutato te.»
Tolland interruppe lo scambio di frecciate. «Norah? Hai un minuto per conoscere una persona?»
Al suono della voce di Tolland, la Mangor interruppe quello che stava facendo e si voltò. L'atteggiamento da dura si ammorbidì all'istante. «Mike!» gli corse incontro, estasiata. «Non ti vedo da qualche ora.»
«Ero occupato con il montaggio del documentario.»
«Com'è venuta la mia parte?»
«Risulti bella e intelligente.»
«Ha usato gli effetti speciali» commentò Corky.
Norah ignorò l'osservazione e prese a fissare Rachel con un sorriso educato ma di superiorità. Poi tornò con gli occhi su Tolland. «Spero che tu non mi tradisca, Mike.»
Il viso irregolare di Tolland arrossì lievemente mentre faceva le presentazioni. «Norah, questa è Rachel Sexton. Lavora nell'intelligence ed è qui su richiesta del presidente. Suo padre è il senatore Sedgewick Sexton.»
Sul viso di Norah si disegnò un'espressione sbigottita. «Questa proprio non la capisco.» Senza sfilare i guanti, porse la mano a Rachel con scarso entusiasmo. «Benvenuta ai confini del mondo.»
Rachel sorrise. «Grazie.» Notò con piacere che Norah Mangor, malgrado il tono aspro, aveva un'aspetto disinvolto e gradevole: capelli castani striati di grigio con taglio sbarazzino, occhi profondi e intelligenti, due cristalli di ghiaccio. Rachel apprezzò la sua aria sicura.
«Norah, hai un minuto per spiegare a Rachel quello che stai facendo?» le chiese Tolland.
Lei inarcò le sopracciglia. «Ah, voi due siete già passati a chiamarvi per nome? Santo cielo.»
Corky si lasciò sfuggire un gemito. «Te l'avevo detto, Mike.»
Norah Mangor mostrò a Rachel la base della torre, seguita da Tolland e dagli altri, tutti presi a chiacchierare tra loro.
«Vede quei fori nel ghiaccio, alla base dei tre piedi?» La Mangor, inizialmente distaccata, si accalorò sempre più, trascinata dall'entusiasmo per il suo lavoro.
Rachel annuì. Dentro ciascun foro, di una trentina di centimetri di diametro, era infilato un cavo d'acciaio.
«Sono rimasti da quando abbiamo fatto i carotaggi e fotografato il meteorite con i raggi X. Poi li abbiamo usati come punti di ingresso per inserire viti a occhiello che sono state fissate sul meteorite, dopodiché abbiamo calato in ogni foro una settantina di metri di cavo intrecciato, agganciato l'occhiello delle viti con ganci industriali e a questo punto abbiamo cominciato a lavorare di verricello. Queste signorine impiegano ore a portarlo in superficie, ma a poco a poco ce la faranno.»
«Non sono certa di avere capito» disse Rachel. «Il meteorite si trova sotto migliaia di tonnellate di ghiaccio. Come riuscirete a sollevarlo?»
Norah indicò la cima del traliccio dove un raggio di luce rossa puntava dritto verso il ghiaccio fra i tre piedi. Rachel l'aveva già notato e aveva pensato che fosse semplicemente un puntatore per segnalare l'esatta posizione del meteorite.
«Quello è un laser con semiconduttore all'arsenuro di gallio» spiegò Norah.
Osservando attentamente il fascio di luce, Rachel si accorse che aveva già perforato il ghiaccio facendolo fondere e lo si vedeva brillare in profondità.
«Un raggio caldissimo» spiegò Norah. «Scaldiamo il meteorite mentre lo solleviamo.»
Rachel rimase molto colpita quando comprese il piano. Il raggio laser, puntato verso il basso, scioglieva il ghiaccio finché non incontrava il meteorite, che assorbiva il calore tanto da fondere il ghiaccio che lo circondava. Mentre gli uomini della NASA sollevavano il meteorite, il suo calore, unito alla pressione verso l'alto, liquefaceva il ghiaccio circostante, aprendo la strada per portarlo in superficie. L'acqua che si formava scivolava ai lati della roccia e riempiva il pozzo di estrazione.
"Come tagliare un pezzo di burro congelato con un coltello molto caldo."
Norah indicò gli uomini impegnati sui verricelli. «I generatori non reggono questo tipo di sforzo, quindi devo impiegare manodopera.»
«Balle!» commentò uno degli operai. «Usa noi perché le piace vederci sudare!»
«Rilassati» replicò lei. «Voi fanciulle avete piagnucolato due giorni per il freddo, e io ho provveduto a scaldarvi. Ora, continuate a tirare.»
Tutti scoppiarono a ridere.