Gabrielle sollevò la testa di scatto. «
La Tench si sporse sulla scrivania, facendole arrivare una zaffata di nicotina. «Gabrielle Ashe, le farò una domanda, e le consiglio di riflettere bene prima di rispondere, perché potrebbe costarle alcuni anni di prigione. È al corrente che il senatore Sexton accetta sottobanco enormi somme di denaro per la sua campagna da parte di società aerospaziali private che hanno da guadagnare miliardi dalla privatizzazione della NASA?»
Gabrielle la fissò indignata. «È un'accusa assurda!»
«Mi sta dicendo che a lei non risulta?»
«Penso che lo
La Tench le rivolse un sorriso gelido. «Mi rendo conto che il senatore ha condiviso
Gabrielle si alzò. «L'incontro è terminato.»
«Al contrario» ribatté la Tench, togliendo dalla busta i fascicoli restanti e sparpagliandoli sul tavolo. «Comincia solo adesso.»
44
Nello "spogliatoio" dell'habisfera, Rachel Sexton si sentiva come un'astronauta, mentre si infilava in una delle tute Mark IX della NASA per la sopravvivenza in climi estremi. Il completo nero con cappuccio, in un solo pezzo, ricordava una muta gonfiabile da sommozzatore. Era di
Rachel calzò l'aderente cappuccio e l'occhio le cadde sul direttore. Si stagliava sulla porta come una sentinella silenziosa, chiaramente rincresciuto che si fosse resa necessaria quella piccola missione.
Norah Mangor bofonchiava oscenità in attesa che tutti fossero pronti. «Qui ce n'è una per il tombolotto» disse, lanciando a Corky una tuta.
Quando Rachel ebbe chiuso tutte le cerniere, Norah trovò il rubinetto di regolazione sul suo fianco e lo collegò a un tubo che si srotolava da un contenitore argentato simile a una bombola da sub.
«Inspira» le ordinò Norah, aprendo la valvola.
Rachel udì un sibilo e poi la gelatina venne iniettata nella tuta. La
«La cosa migliore della Mark IX è l'imbottitura. Non senti nulla neppure se cadi sul sedere.»
Rachel non stentava a crederlo. Aveva l'impressione di essere intrappolata dentro un materasso.
Norah le porse una serie di attrezzi: una piccozza da ghiaccio, corde di sicurezza e moschettoni che attaccò alla cintola di Rachel.
«Tutta questa roba per percorrere duecento metri?» chiese Rachel.
Norah strinse gli occhi. «Vuole venire o no?»
Tolland la rassicurò con un cenno del capo. «Norah vuole andare sul sicuro.»
Corky si collegò alla bombola per gonfiare la sua tuta. «È come mettersi un gigantesco preservativo» commentò divertito.
Norah gli rispose con un grugnito di disgusto. «Come se tu ne sapessi qualcosa, verginello.»
Tolland si sedette accanto a Rachel e le rivolse un sorriso incerto mentre lei indossava scarponi pesanti e ramponi. «Sei sicura di voler venire?» le chiese, con un'espressione protettiva che la commosse.
Lei gli rispose con un cenno del capo, sperando di non dare a vedere la crescente trepidazione. "Duecento metri… non è lontano." «E tu che credevi di provare emozioni soltanto in alto mare!»
Tolland rise mentre cercava di agganciare i ramponi. «Ho deciso che mi piace l'acqua allo stato liquido molto più di questa roba ghiacciata.»
«A me non è mai piaciuta sotto nessuna forma» dichiarò Rachel. «Sono caduta in un buco nel ghiaccio, da bambina, e da allora l'acqua mi fa venire l'ansia.»
Tolland le rivolse uno sguardo comprensivo. «Mi dispiace. Ma quando avremo finito qui, dovrai venirmi a trovare a bordo della
L'invito la sorprese. La
«È ancorata dodici miglia al largo della costa del New Jersey, al momento» precisò Tolland, lottando con i ganci dei ramponi.
«Un luogo poco adatto.»
«Tutt'altro. La costa atlantica è un posto incredibile. Stavamo preparandoci a girare un nuovo documentario quando sono stato bruscamente interrotto dal presidente.»
Rachel scoppiò a ridere. «Un documentario su cosa?»
«
«Assolutamente chiaro.»