«Si rilassi, Gabrielle. Le mie e-mail non hanno cambiato granché le cose. Il senatore Sexton picchiava duro sulla NASA anche prima del mio intervento. Io mi sono limitata ad aiutarlo a chiarire meglio il messaggio, a consolidare la posizione.»
«Consolidare la posizione?»
«Esatto.» Un sorriso lasciò intravedere i suoi denti macchiati. «Cosa che, devo dire, oggi pomeriggio alla CNN ha fatto con successo.»
Gabrielle ricordò la reazione del senatore alla bordata d'assaggio della Tench. In pratica, aveva affermato che avrebbe fatto tutto ciò che era in suo potere per abolire la NASA. Sexton era stato messo con le spalle al muro, ma ne era venuto fuori con uno scatto deciso. La mossa giusta. Oppure no? A giudicare dall'espressione soddisfatta della Tench, Gabrielle percepiva che le taceva qualcosa.
La Tench si alzò all'improvviso e la sua figura alta e dinoccolata dominò lo spazio ingombro. Con la sigaretta fra le labbra, si diresse verso una cassaforte a parete, recuperò una spessa busta marroncina, tornò alla scrivania e si sedette.
Gabrielle osservò quel fascicolo gonfio.
Con un sorriso, la Tench stringeva la busta in grembo, l'aria sorniona di un giocatore di poker con in mano una scala reale. Ne tormentava un angolo con le dita gialle di nicotina, producendo un fastidioso rumore ripetitivo, come se pregustasse quel che stava per arrivare.
La prima cosa che saltò in mente a Gabrielle fu che contenesse qualche prova del suo sconsiderato atto sessuale con il senatore, ma poi si disse che era solo il senso di colpa a farglielo temere. "Ridicolo." L'incontro era avvenuto di notte nell'ufficio chiuso a chiave, e poi, se la Casa Bianca avesse avuto delle prove, le avrebbe già sbandierate in pubblico. "Forse hanno qualche sospetto, ma nessuna prova."
La Tench schiacciò la sigaretta nel portacenere. «Signora Ashe, non so se ne è consapevole, ma si trova coinvolta in una battaglia che infuria dietro le quinte di Washington fin dal 1996.»
Quella mossa le giunse del tutto inaspettata. «Prego?»
La Tench accese un'altra sigaretta. La strinse tra le labbra sottili e la punta divenne incandescente. «Cosa sa di un disegno di legge chiamato Space Commercialization Promotions Act, volto a promuovere la liberalizzazione dello spazio?»
Gabrielle non ne aveva mai sentito parlare. Alzò le spalle, smarrita.
«Davvero? Mi sorprende, considerato il programma del suo candidato. Questa proposta fu presentata nel 1996 dal senatore Walker. In sostanza, accusa la NASA di non essere più riuscita a fare niente di buono dopo aver mandato l'uomo sulla Luna, e quindi sostiene l'opportunità di privatizzare l'agenzia vendendo i suoi beni a imprese aerospaziali private per introdurre il libero mercato nell'esplorazione dello spazio, sollevando così i contribuenti da pesanti oneri fiscali.»
Gabrielle aveva sentito che alcuni critici proponevano la privatizzazione della NASA, ma ignorava che l'idea avesse preso la forma di un atto ufficiale.
«Questo disegno di legge è già stato presentato al Congresso quattro volte. È simile ad altri che hanno portato alla privatizzazione di industrie governative, come quella per la produzione dell'uranio. Il Congresso l'ha approvato tutte e quattro le volte, ma per fortuna la Casa Bianca ha regolarmente posto il veto. Zachary Herney ha dovuto esercitare ben due volte il diritto di veto.»
«Dove vuole arrivare?»
«Sono certa che questo progetto otterrà l'approvazione del senatore Sexton, se diventerà presidente. Ho buone ragioni per ritenere che Sexton non si farebbe scrupolo di vendere le proprietà della NASA al miglior offerente non appena ne avesse l'occasione. In breve, il suo candidato sosterrebbe la privatizzazione piuttosto che addossare ai contribuenti americani i costì, per finanziare l'esplorazione dello spazio.»
«A quanto mi risulta, il senatore non ha mai dichiarato pubblicamente il proprio appoggio a questo disegno di legge.»
«Infatti. Eppure, conoscendo la sua linea politica, immagino che non la sorprenderebbe se lo facesse.»
«Il libero mercato tende ad accrescere l'efficienza.»
«Lo prendo come un sì. Purtroppo, la privatizzazione della NASA è un'idea abominevole, e ci sono innumerevoli ragioni per le quali ogni amministrazione della Casa Bianca ha regolarmente bocciato quel disegno di legge.»
«Conosco le argomentazioni di chi è contrario alla privatizzazione dello spazio, e comprendo la sua preoccupazione.»
«Ah, davvero? E
Gabrielle cambiò posizione, a disagio. «Be', la comunità scientifica teme che, privatizzando la NASA, la ricerca spaziale venga abbandonata in fretta in favore di iniziative economicamente più vantaggiose.»