— Voi siete un collerico, e lui lo sa. Vi ha spinto a gridare per tutto l’etere le vostre intenzioni illegali. Idiota! — Una breve pausa. — Non posso proteggervi senza tradirmi, quindi dovete scomparire alla svelta. Prendete le vostre scatole e bruciatele, con tutto il contenuto. Poi andatevi a nascondere, fino a quando non riusciremo a farvi lasciare il pianeta in qualche modo.
— Come posso fare? — chiese Kayder, completamente annichilito.
— Sono affari vostri. Lasciate immediatamente la base… Non devono trovarvi là. E siate prudente nel rientrare in casa per prendere le scatole. Possono già aver messo l’edificio sotto sorveglianza. Se non riuscite a recuperarle entro un’ora, lasciate perdere.
— Ma contengono il mio esercito. Con quelle scatole potrei…
— Non potreste fare niente — lo interruppe, secca, la voce — perché non vi darebbero la possibilità di usarle. Ora non perdete tempo a discutere con me. Sparite dalla circolazione e statevene tranquillo. Quando il chiasso si sarà un po’ calmato, cercheremo di nascondervi su qualche astronave diretta a Venere.
— Potrei difendermi dall’accusa — disse Kayder con tono supplichevole. — Potrei dire che si trattava soltanto di frasi dette senza intenzione in un momento di collera.
— Sentite — disse stancamente la voce — il controspionaggio
All’altro capo delle linee la comunicazione venne tolta, e Kayder riappese cupo il ricevitore.
— Che cosa succede? — chiese Ardern guardandolo fisso.
— Cercano di mettermi in gabbia per cinque o sette anni.
— Perché?
— Minaccia di omicidio.
— Possono farlo, se veramente ne hanno l’intenzione — disse Ardern. Dalla sua espressione trapelava l’intenso sforzo mentale. Poi i suoi piedi si staccarono da terra, e lui si sollevò lentamente verso la presa d’aria che si apriva nel soffitto. — Me ne vado finché sono ancora in tempo. Io non vi conosco. Mi siete completamente sconosciuto. — E scomparve nel condotto.
Kayder uscì. Si fermò a una certa distanza dalla sua casa per osservare l’edificio, e scoprì che era già piantonato. Camminò per strade e vicoli fino alle due del mattino, pensando alle potenti scatole che si trovavano nello studio della sua casa. Senza di esse si sentiva una comune pedina. Come poteva entrare in casa senza farsi vedere? Da quale distanza, dietro l’anello di guardie, poteva lanciare il sibilo che solo gli insetti potevano sentire?
Stava scivolando silenziosamente nella parte più buia di una piazza, quando quattro uomini uscirono da un portone e gli sbarrarono il passo.
Uno di loro, un telepatico, parlò con sicurezza assoluta. — Voi siete Arthur Kayder. Vi stavamo cercando.
Era inutile negare a chi poteva leggere nella sua mente. Li seguì docilmente, sempre pensando alle sue preziose scatole, sempre convinto che gli insetti erano la migliore delle armi.
7
Le nebbie striscianti di Venere si addensavano in un fitto strato giallo sui portelli delle stive. Quando Raven entrò nella cabina principale per osservare lo schermo radar, una linea luminosa seghettata segnava la gigantesca catena delle Sawtooths Mountains. Dietro, fino alle grandi lussureggianti pianure dove l’uomo aveva stabilito il più forte caposaldo, si stendevano digradanti le foreste pluviali.
Una vibrazione costante scosse il
In basso, profondamente nascosti dal verde delle foreste giacevano quattro cilindri contorti di vecchie astronavi. In quel momento i piloti del
Anche i passeggeri sapevano che quello era il momento più critico del viaggio. Gli accaniti giocatori di carte si fecero tesi e silenziosi, le discussioni terminarono e i bevitori di
Tutti gli occhi erano intenti a osservare sullo schermo radar i denti di roccia che ingigantivano per poi sparire dietro lo scafo in fase di discesa.
Dagli altoparlanti giungeva la voce monotona di un ufficiale che si trovava nella cabina di pilotaggio.
— Quarantaduemila, quarantamila, trentaseimila…
Senza partecipare all’ansietà generale, Raven osservò lo schermo in attesa del momento opportuno. Le catene di montagne sorpassarono il centro dello schermo, scivolarono verso il basso e scomparvero. Qualcuno sospirò di sollievo.
Apparve l’estremità ovale della grande pianura, che a poco a poco diventò più chiara, più dettagliata. E comparvero i grandi fiumi, le vibrazioni dello scafo si fecero violente sotto lo sforzo di controbilanciare la forza di gravità del pianeta.
— Seimila. Cinquemilacinquecento…