«Potrebbe essere una richiesta innocente» azzardò Rachel, nella speranza che il presidente non si abbassasse a squallide acrobazie da campagna elettorale. «Magari ha bisogno di una sintesi di dati molto riservati.»
«Non per sminuirla, agente Sexton, ma la Casa Bianca dispone di personale più che qualificato. Se si trattasse di un lavoro del genere, il presidente potrebbe trovare soluzioni migliori che contattare lei. E, se non si tratta di questo, farebbe meglio a evitare di chiedere una risorsa dell'NRO senza motivarmene la ragione.»
Pickering si riferiva sempre ai suoi dipendenti in termini di "risorse", una definizione di sconcertante freddezza, a giudizio di molti.
«Suo padre sta conquistando una visibilità enorme, straordinaria, il che suscita grande nervosismo alla Casa Bianca.» Sospirò. «La politica è un gioco spietato. Quando il presidente chiede un incontro con la figlia del suo sfidante, mi viene da pensare che abbia in mente qualcosa di più che una sintesi di certi dati.»
Rachel avvertì un brivido. Le supposizioni di Pickering avevano la sgradevole tendenza a rivelarsi sempre esatte. «E lei crede che la Casa Bianca sia talmente in crisi da coinvolgere proprio me nella mischia politica?»
Pickering fece una breve pausa prima di rispondere. «Lei non fa certo mistero di quel che pensa di suo padre, e io sono più che sicuro che lo staff elettorale del presidente ne sia a conoscenza. Ho il sospetto che vogliano usarla in qualche modo contro di lui.»
«Firmo subito» affermò Rachel, scherzando solo in parte.
Pickering, imperturbabile, le rivolse un'occhiata severa. «Una parola di avvertimento, agente Sexton. Se ritiene che i sentimenti personali verso suo padre possano influenzare i rapporti con il presidente, le consiglio vivamente di declinare l'invito.»
«Declinare?» Le sfuggì una risatina nervosa. «È evidente che non posso dire di no al presidente.»
«Lei no» ribatté Pickering «ma io sì.»
Le parole rimasero sospese per qualche istante, ricordandole l'altra ragione per cui il direttore veniva definito il Quacchero. Malgrado l'esile corporatura, William Pickering poteva provocare un terremoto politico, se contrastato.
«Le mie preoccupazioni sono semplici. Ho il dovere di proteggere i miei collaboratori e non tollero neppure il vago sospetto che uno di loro venga usato come pedina nel gioco politico.»
«Che cosa mi suggerisce di fare?»
Pickering sospirò. «Incontri il presidente, ma senza prendere impegni. Quando le dirà che cosa diavolo ha in mente, mi telefoni. Se avrò l'impressione che la stia usando, si fidi di me: la tirerò fuori tanto in fretta da non lasciargli il tempo di rendersene conto.»
«Grazie, signore.» Rachel avvertì nel direttore quell'atteggiamento protettivo che tanto avrebbe voluto riscontrare nel padre. «Mi ha detto che il presidente ha già mandato una macchina?»
«Non esattamente.» Accigliato, Pickering indicò al di là della finestra.
Rachel gli si avvicinò titubante e guardò nella direzione segnalata dal dito teso di Pickering.
Fermo sul prato, c'era un Pave Hawk MH-60G dal muso corto e arrotondato, uno degli elicotteri più veloci mai costruiti. Sul fianco spiccava lo stemma della Casa Bianca. Il pilota, in piedi accanto al velivolo, stava guardando l'orologio.
Rachel si voltò incredula verso Pickering. «La Casa Bianca ha mandato un Pave Hawk per portarmi a Washington, a soli venticinque chilometri da qui?»
«Evidentemente il presidente intende fare colpo su di lei, oppure intimidirla.» Pickering la fissò. «Mi auguro che non si lasci impressionare.»
Rachel annuì. Si sentiva al tempo stesso colpita e intimidita.
Quattro minuti più tardi, Rachel Sexton uscì dall'NRO e si imbarcò sull'elicottero che l'attendeva. Prima ancora che si fosse allacciata la cintura, il Pave Hawk aveva già preso quota e sorvolava i boschi della Virginia. Rachel osservò gli alberi sfocati sotto di lei e sentì accelerare il battito cardiaco. Battito destinato ad accelerare ancora di più se lei avesse saputo che quell'elicottero non avrebbe mai raggiunto la Casa Bianca.
5
Il vento gelido scuoteva il tessuto della tenda termica, ma Delta-Uno non vi prestava attenzione. Insieme a Delta-Tre osservava il compagno manovrare il joystick con l'abilità di un chirurgo. Sullo schermo davanti a loro, scorrevano le immagini riprese dalla telecamera di precisione montata su un microscopico robot.
"L'ultimo ritrovato in fatto di dispositivi di spionaggio" pensò Delta-Uno, ancora stupito ogni volta che lo azionavano. Negli ultimi tempi, nel campo della micromeccanica la realtà sembrava avere superato la fantascienza.
I microbot — o Micro-Electro-Mechanical Systems (MEMS) — erano un sofisticato strumento di spionaggio tecnologico. "Mosche sul muro" venivano chiamati.
Una definizione letterale.