«L'impatto è devastante! Il meteorite esplode, proiettando frammenti vorticosi per il mare.» Corky prese a muoversi al rallentatore, facendo ruzzolare e rollare il campione verso l'invisibile mare ai piedi di Rachel. «Un pezzo continua a rimbalzare, fino ad arrivare nei pressi dell'isola di Ellesmere…» Lo avvicinò ancora di più ai suoi piedi. «Salta fuori dall'acqua e finisce sulla terra…» Lo spostò sulla linguetta della scarpa per fermarlo vicino alla caviglia. «E finalmente arresta la sua corsa sul ghiacciaio di Milne, dove neve e ghiaccio presto lo ricoprono, proteggendolo dall'erosione atmosferica.» Corky si alzò con un sorriso.
Rachel, ancora a bocca aperta, rise con aria compiaciuta. «Be', dottor Marlinson, una spiegazione eccezionalmente…»
«Lucida?» suggerì Corky.
Rachel sorrise. «Per dirlo con una sola parola.»
Corky le porse di nuovo il campione. «Guardi la sezione trasversale.»
Rachel studiò per un momento la parte interna della roccia senza vedere nulla.
«Inclinala verso la luce» le suggerì Tolland in tono caldo e gentile «e osservala da vicino.»
Rachel si portò la roccia davanti agli occhi e la volse verso le abbaglianti alogene puntate in alto. A quel punto vide: minuscole sferette metalliche rilucevano nella pietra. Erano decine, disseminate per tutta la sezione trasversale come goccioline di mercurio del diametro di circa un millimetro.
«Quelle bollicine sono chiamate condri, e si rinvengono soltanto nei meteoriti.»
Rachel guardò a occhi socchiusi. «In effetti, non ho mai visto una cosa del genere nella roccia terrestre.»
«E non la vedrà mai! I condri sono una struttura geologica che semplicemente non esiste sulla Terra. Alcuni sono straordinariamente vecchi, forse formati dalle prime materie costitutive dell'universo, altri sono molto più giovani, come quelli che lei ha in mano, e risalgono soltanto a centonovanta milioni di anni fa.»
«Centonovanta milioni di anni fa significa
«Sì, diamine! In termini cosmologici equivale a ieri. Ma la cosa importante, qui, è che questo campione contiene condri, prova evidente che si tratta di un meteorite.»
«D'accordo, dunque i condri costituiscono la prova conclusiva. Chiaro.»
«Infine» aggiunse Corky, con un sospiro «se la crosta di fusione e i condri non la convincono, noi astronomi abbiamo un metodo a prova d'idiota per confermare l'origine meteorica.»
«Cioè?»
Corky alzò le spalle con noncuranza. «Usiamo semplicemente un microscopio polarizzante petrografico, uno spettrometro a fluorescenza di raggi X, un analizzatore dell'attivazione neutronica o uno spettrometro di massa plasmatica a induzione accoppiata per misurare il valore ferromagnetico.»
Tolland emise un suono inarticolato. «Ora si sta esibendo. Quel che vuole dire è che si può dimostrare che una roccia è un meteorite semplicemente analizzandone la composizione chimica.»
«Ehi, figlio del mare!» lo punzecchiò Corky. «Lasciamo la scienza agli scienziati, eh?» Tornò subito a rivolgersi a Rachel. «Nelle rocce terrestri, il nichel è presente in percentuale estremamente alta o estremamente bassa, mai in quantità intermedia. Nei meteoriti, invece, il contenuto di nichel rientra in valori medi. Pertanto, se analizziamo un campione e troviamo che il contenuto di nichel riflette un valore medio, possiamo essere certi senza ombra di dubbio che si tratta di un meteorite.»
Rachel cominciava a perdere la pazienza. «Bene, signori. Croste di fusione, condri, contenuto di nichel medio, tutti elementi che dimostrano che arriva dallo spazio.» Posò il campione sul tavolo di Corky. «Ma io perché sono qui?»
Corky sospirò con fare teatrale. «Vuole vedere un campione del meteorite rinvenuto dalla NASA nel ghiaccio sotto di noi?»
"Ci terrei tanto, prima di morire."
A quel punto Corky estrasse dal taschino un piccolo disco di pietra. Assomigliava a un CD musicale, spesso un centimetro, simile in composizione al meteorite roccioso che Rachel aveva appena visto. «Questa sezione appartiene a un campione che abbiamo carotato ieri.» Glielo porse.
In apparenza, nulla di sconvolgente. Roccia pesante, bianco arancio. Parte del bordo era carbonizzata, annerita, evidentemente un segmento della superficie esterna del meteorite. «Noto che c'è la crosta di fusione» commentò lei.
Corky annuì. «Già. È stato preso verso l'esterno del meteorite, quindi presenta parte della crosta.»
Rachel inclinò il disco alla luce e notò i piccoli globuli di metallo. «Vedo che ci sono i condri.»
«Ottimo.» Corky aveva il tono teso per l'entusiasmo. «E, avendo esaminato questo campione con un microscopio polarizzante petrografico, le posso assicurare che il suo contenuto di nichel è medio, e quindi assolutamente diverso da quello che si riscontra nelle rocce terrestri. Congratulazioni, lei ha dunque giustamente confermato che la roccia che ha in mano proviene dallo spazio.»
Rachel alzò lo sguardo, confusa. «Dottor Marlinson, questo è un meteorite e, in quanto tale, è ovvio che arrivi dallo spazio. Ma mi sfugge forse qualcosa?»