Quando il presidente le aveva raccontato di avere reclutato alcuni dei più importanti scienziati civili, Rachel aveva immaginato un gruppo di avvizzite teste d'uovo con le proprie iniziali sul calcolatore. Michael Tolland era l'esatto opposto. Uno dei più famosi scienziati americani, conduceva una trasmissione televisiva settimanale,
«Signor Tolland…» disse Rachel, quasi tartagliando. «Sono Rachel Sexton.»
Tolland le rivolse un sorriso amabile. «Salve, Rachel. Diamoci del tu. Puoi chiamarmi Mike.»
Lei sentì la lingua stranamente impastata. Un sovraccarico emotivo, evidentemente: l'habisfera, il meteorite, la segretezza, il trovarsi a faccia a faccia con una stella della televisione. «Mi sorprende vederti qui» spiegò, nel tentativo di recuperare. «Quando il presidente mi ha raccontato di avere affidato ad alcuni scienziati civili l'incarico di verificare la scoperta della NASA, forse mi aspettavo…» Esitò.
«Dei
Rachel arrossì, mortificata. «Non volevo dire questo.»
«Non preoccuparti. Da quando sono qui, non sento dire altro.»
Il direttore si scusò di doversi allontanare e promise di raggiungerli più tardi. Tolland si voltò verso Rachel con un'espressione incuriosita. «Il capo mi ha detto che tuo padre è il senatore Sexton. È vero?»
Rachel annuì. "Purtroppo."
«Una spia di Sexton dietro le linee nemiche?»
«Le linee di confine non si trovano sempre dove si crede.»
Seguì un silenzio imbarazzato.
«Allora, dimmi» aggiunse lei in fretta «che ci fa un oceanografo di fama mondiale su un ghiacciaio insieme a un manipolo di scienziati della NASA?»
Tolland ridacchiò. «Per la verità, un tizio che assomigliava molto al presidente mi ha chiesto di fargli un favore. Ho aperto la bocca, pronto a mandarlo all'inferno, e invece mi sono ritrovato a rispondergli: "Sì, signore".»
Rachel rise per la prima volta quel giorno. «Benvenuto nel club, allora.»
Malgrado in genere i personaggi famosi apparissero più piccoli di persona, Rachel notò che Michael Tolland risultava invece più alto. Gli occhi castani erano vigili ed espressivi come in televisione, la voce carica dello stesso caloroso entusiasmo. Sui quarantacinque anni, atletico e abbronzato, aveva folti capelli neri che gli ricadevano disordinatamente sulla fronte. Il mento forte e l'atteggiamento tranquillo suggerivano una pacata sicurezza. Quando le aveva stretto la mano, la ruvidità callosa della palma le aveva ricordato che non era il tipico personaggio televisivo "da salotto", ma un esperto marinaio e un serio ricercatore.
«In tutta sincerità» ammise Tolland, lievemente impacciato «ho la sensazione di essere stato chiamato qui più per una questione di pubbliche relazioni che per le mie competenze scientifiche. Il presidente mi ha chiesto di girare un documentario per lui.»
«Un documentario? Su un
«È esattamente quello che gli ho detto. Ma lui mi ha risposto di non conoscere nessun documentarista che si occupi di meteoriti, e che il mio intervento sarebbe servito a dare credibilità a questa scoperta. Evidentemente, ha intenzione di trasmettere il documentario durante la grande conferenza stampa di stasera, quando annuncerà la scoperta.»
"Una celebrità come portavoce." Il grande fiuto politico di Zach Herney all'opera. La NASA veniva spesso accusata di parlare alla gente in modo incomprensibile, ma questa volta non sarebbe andata così. Avevano coinvolto il miglior divulgatore scientifico in circolazione, di comprovata competenza, un volto noto presso il pubblico americano.
Tolland indicò un angolo in fondo alla cupola dove stavano allestendo la zona per il collegamento televisivo. Un tappeto azzurro sul ghiaccio, telecamere, riflettori, un lungo tavolo con parecchi microfoni. Qualcuno stava sistemando un'enorme bandiera americana come sfondo.
«È per stasera» spiegò lui. «Il direttore della NASA e alcuni dei più eminenti scienziati si collegheranno via satellite con la Casa Bianca nel corso della conferenza stampa del presidente, alle venti in punto.»