«Nell'Artico settentrionale, in una località chiamata banchisa di Milne, è stata fatta una scoperta di straordinario valore scientifico. Il presidente ne informerà il mondo intero questa sera alle venti, nel corso di una conferenza stampa. Questo importante passo in avanti è stato compiuto da un gruppo di operosi americani che negli ultimi tempi hanno subito una serie di batoste e meritano un po' di respiro. Sto parlando della NASA. Sarete orgogliosi di sapere che il vostro presidente, che con evidente chiaroveggenza si è fatto un punto d'onore di schierarsi con la NASA anche in tempi difficili, ha finalmente visto premiata la sua lealtà.»
Soltanto in quell'istante Rachel si rese davvero conto che quello era un momento storico. Avvertì un nodo in gola, ma si sforzò di proseguire.
«Come referente per l'intelligence, specializzata nell'analisi e nella verifica delle informazioni, sono stata incaricata insieme ad altri dal presidente di esaminare i dati della NASA. Li ho studiati personalmente e ne ho discusso con parecchi specialisti — sia governativi, sia civili — uomini e donne con credenziali inattaccabili, scienziati estranei a qualsiasi influenza politica. La mia opinione professionale è che i dati che sto per presentarvi sono stati raccolti in modo corretto ed esposti con obiettività. Inoltre, è mia opinione personale che il presidente, per rispetto verso la sua carica e verso il popolo americano, ha dimostrato un'ammirevole prudenza e uno straordinario autocontrollo quando ha deciso di ritardare l'annuncio che certamente avrebbe preferito fare la settimana scorsa.»
Rachel vide le persone sullo schermo scambiarsi sguardi perplessi, prima di tornare ad appuntare gli occhi su di lei. Capì di avere tutta la loro attenzione.
«Signore e signori, state per ascoltare quella che, ne sono sicura, è la più straordinaria notizia mai rivelata in questo ufficio.»
35
La panoramica aerea trasmessa alla Delta Force dal microbot che volteggiava dentro l'habisfera avrebbe potuto vincere un concorso cinematografico d'avanguardia: le luci attenuate, lo scintillio del pozzo di estrazione e l'elegante asiatico sdraiato sul ghiaccio, il giaccone di cammello allargato intorno a lui come un'enorme ala. Stava chiaramente cercando di estrarre un campione d'acqua.
«Dobbiamo fermarlo» disse Delta-Tre.
Delta-Uno concordò con lui. La banchisa di Milne conservava segreti che la sua squadra era autorizzata a proteggere con qualsiasi mezzo.
«Come lo fermiamo?» chiese Delta-Due, la mano stretta sul joystick. «Questi microbot non sono attrezzati.»
Delta-Uno aggrottò la fronte. Il congegno che in quel momento si librava dentro l'habisfera era un modello da ricognizione, adatto al volo prolungato e innocuo come una mosca.
«Meglio consultare il capo» affermò Delta-Tre.
Delta-Uno osservò con attenzione l'immagine di Wailee Ming che si protendeva pericolosamente sul bordo del pozzo. Non aveva nessuno vicino e l'acqua gelida aveva la caratteristica di smorzare la capacità di gridare. «Dammi i comandi.»
«Che vuoi fare?» chiese l'addetto al joystick.
«Quello per cui siamo
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Wailee Ming, sdraiato prono accanto al pozzo di estrazione, stava tentando di raccogliere un campione di liquido. Gli occhi non lo avevano tradito: con il viso a un metro dall'acqua, ne ebbe la conferma.
"Incredibile!"
Si protese ulteriormente, il bicchiere stretto tra le dita, per raggiungere la superficie dell'acqua. Mancavano pochi centimetri.
Non ci arrivava ancora e quindi si avvicinò col corpo, premendo la punta degli scarponi contro il ghiaccio e sostenendosi al bordo con la mano sinistra. Tese il più possibile il braccio destro. "Quasi." Avanzò ancora un poco. "Sì!" L'orlo del bicchiere ruppe la superficie dell'acqua. Ming osservò incredulo il liquido che fluiva all'interno.
Poi, inaspettatamente, avvenne qualcosa di inspiegabile. Dal buio, come una pallottola sparata da un fucile, gli piombò addosso un piccolo frammento metallico. Ming lo vide per una frazione di secondo prima che gli si conficcasse nell'occhio destro.
Scattò automatico l'istinto di proteggersi l'occhio, malgrado il cervello gli dicesse che qualsiasi movimento improvviso metteva a rischio il suo equilibrio. Fu una reazione di sorpresa più che di dolore. Nel momento stesso in cui la mano sinistra, più vicina al viso, schizzava verso l'occhio colpito, comprese di avere commesso un terribile errore. Con tutto il peso spostato in avanti, e privo dell'unico sostegno, Wailee Ming perse l'equilibrio. Troppo tardi cercò di recuperarlo. Lasciò cadere il bicchiere e, nel tentativo di aggrapparsi al ghiaccio per non precipitare, scivolò a testa in avanti nel pozzo buio.
Una caduta di un solo metro, ma quando il viso incontrò l'acqua gelida ebbe la sensazione di avere colpito un marciapiede a ottanta chilometri l'ora. Il liquido era talmente freddo da bruciare come l'acido. Fu assalito da un'istantanea ondata di panico.