Charles si accomodò accanto a lui, e la sedia scricchiolò sotto il suo peso. Rivolse l’attenzione allo schermo, ma la sua mente, come quella di Raven, scrutava in tutte le direzioni, cercando di comprendere qualcosa nel confuso vocio che proveniva da dietro le pareti di pietra.
— Ci siamo — disse Raven, girando leggermente la testa.
Click! Un piccolo scatto e una dozzina di grosse serrature chiusero la porta che si trovava alle spalle di Raven e di Charles. Lo schermo si illuminò, e dopo qualche istante comparve una faccia.
— Allora, Gargan aveva ragione. Cosa fate voi due in quella stanza?
— Stiamo seduti ad aspettare — disse Raven, e distese le gambe come uno che si accomodi di fronte allo schermo di casa.
— Questo lo vedo. Ora non potete fare altro. — La faccia sfoderò un sorriso che mise in evidenza una orribile fila di denti. — La guardia al cancello giura di non aver fatto entrare nessuno. Eppure voi due siete passati. C’è una sola risposta a questo. Siete degli ipnotici. Lo avete costretto ad aprire il cancello, poi gli avete cancellato dalla mente il ricordo di quel che aveva fatto. — Scoppiò in una risata. — Molto abili. Ma siete in trappola. Provate a ipnotizzare lo schermo.
— A quanto pare, considerate un crimine il fatto di essere ipnotici — disse Raven colpendo il punto debole del tipico essere comune.
— È un crimine l’usare l’ipnosi per scopi illegali — ribatté l’altro. — E, qualora non lo sappiate, la violazione di domicilio è un altro reato. Raven si rese conto che quelle chiacchiere erano solo una perdita di tempo.
— Secondo me è un reato anche il concedersi un divertimento da bambino e fare attendere il capo. Siamo venuti per parlare con Thorstern. Mandatelo a chiamare, prima che qualcuno vi insegni il buon senso a suon di legnate in testa.
— Sporco insolente! — urlò l’altro diventando livido. — Io potrei…
— Potreste cosa, Vinson? — chiese la voce profonda di una persona uscendo perentoria dall’altoparlante. — È un grave errore perdere la calma, qualunque sia la circostanza. Bisogna conservare il controllo in qualsiasi momento, Vinson. Con chi state parlando?
Charles diede una lieve gomitata a Raven. — Sembra che sia finalmente arrivato l’onnipotente Thorstern.
La faccia sullo schermo si era girata e fissava di lato con sguardo sottomesso.
— Ci sono due anormali che vogliono fare i furbi. Sono entrati non si sa come. Siamo riusciti a rinchiuderli nella Sala Dieci.
— Davvero? — La voce della persona era pacata e sicura. — Vi hanno spiegato il motivo per cui sono entrati in questa casa?
— Hanno detto di voler parlare con voi.
— Non vedo per quale motivo li dovrei accontentare. Oltre tutto creerebbe un precedente e darebbe libero accesso a tutti quelli che riescono a superare le mura del castello. Credono che possa restare sempre a disposizione di tutti?
—
L’interlocutore non inquadrato cambiò idea. — Oh, be’… purché questa occasione non serva da pretesto per occasioni future, potrei anche sentire cos’hanno da dire. Per quanto improbabile, è possibile che apprenda qualcosa di utile. Mi saprò regolare meglio, molto