Читаем Le sentinelle del cielo полностью

La guardia corrugò la fronte. Aveva un quoziente d’intelligenza che si aggirava sul settanta, e si lasciava guidare più che altro dal suo fegato. Non voleva usare il telefono per consultare un superiore, dato che forse gli sarebbe giunto un rimprovero. Luì voleva soltanto trovare una scusa ragionevole per allontanare i seccatori. Aveva vinto la prima mano di jimbo-jimbo e voleva ritornare immediatamente alla sua partita.

— Be’ — insistette Charles in tono bellicoso — volete farci aspettare fino alla prossima settimana?

Sulla faccia dell’altro comparve l’espressione disorientata della persona che si vede costretta a prendere una decisione. La scusa plausibile che stava cercando sembrava stranamente introvabile. Rimase con gli occhi fissi alle due persone oltre il cancello, accigliato.

Forse doveva fare qualcosa. I molti affari trattati da Thorstern portavano al castello gli individui più strani, a volte proprio durante la notte. Alcuni erano stati ammessi, altri no. Ed era capitato di aver fatto passare vagabondi e tipi strambi e di aver respinto persone dall’aria importante. Comunque, lui aveva il compito di badare al cancello, non quello di giudicare le persone che venivano a bussare.

Sì inumidì le labbra. — Come vi chiamate?

— I nostri nomi non hanno nessuna importanza — disse Charles.

— Di cosa vi occupate?

— Questa invece è una cosa molto importante.

— Accidenti, non vorrete che riferisca un discorso strampalato come questo!

— Provate — suggerì Charles.

La guardia rimase un attimo a guardare prima uno e poi l’altro, infine tornò verso la porticina e scomparve. I suoi compagni che si trovavano nella piccola stanza lo accolsero con un coro di domande. Le grosse pareti soffocavano il suono delle voci, ma l’onda dei pensieri giunse con chiarezza fin oltre il cancello.

“Non potevi sbrigarti? Ci hai fatto interrompere la partita.”

“Chi sono quei deficienti che vengono a quest’ora? Fra poco sarà più buio che dentro lo stomaco di un gatto.”

“Era qualche persona importante, Jesmond?”

“Non me l’hanno detto”

disse la guardia.

Staccò il ricevitore del videofono a muro e aspettò che sullo schermo apparisse la persona da lui chiamata.

Nel giro di pochi secondi, il suo volto si era fatto rosso fiamma e il tono della voce gli si era fatto tremante.

Riappese il microfono e fissò smarrito i tre compagni impazienti che sedevano attorno al tavolo. L’impulso mentale che lo aveva spinto a comunicare la visita dei due sconosciuti era scomparso, ma non se ne rese conto, come non si era reso conto della costrizione.

Uscì dalla porticina e si avviò verso il cancello. — Ehi, voi due, sentite… — Si fermò per scrutare attraverso le sbarre. In quei pochi minuti di assenza la notte si era fatta più cupa. Non si poteva vedere più in là di quattro o cinque metri di distanza. E in quel piccolo raggio visivo non c’era nessuno. Assolutamente nessuno. — Ehi! — gridò verso il muro di nebbia. Ma non giunse risposta. — Ehi! — gridò più forte.

Niente. Al suo orecchio giungevano soltanto il gocciolio dell’acqua che cadeva da una parete e i suoni ovattati della città lontana.

— Imbecilli!

Si avviò verso la porta, ma un improvviso dubbio lo fece ritornare al cancello. Esaminò il catenaccio e scosse le sbarre. Erano chiuse. Guardò verso l’alto. Quattro file di punte acuminate impedivano di scavalcare il muro. — Idioti!

Stranamente a disagio, tornò verso la porticina ed entrò. Immediatamente la bottiglia che stava sul tavolo diventò il centro della sua attenzione. Non pensò che il catenaccio, il punto più forte del cancello, poteva anche essere il più debole. Non si rese conto che anche la più complicata serratura poteva essere aperta da una chiave… o da un oggetto non materiale adatto! L’oscurità si era già fatta completa come se fosse stata tirata una gigantesca serranda attraverso il cielo del pianeta. Nello stretto e lungo cortile che si stendeva dietro il cancello, la visibilità si era ridotta a circa un metro. L’aria umida era satura dei profumi esotici che la nebbia venusiana trasportava sempre dalla foresta.

I due intrusi si fermarono in mezzo al cortile. Nella parete alla loro destra si apriva un grande portone borchiato. Anche se perfettamente nascosto dalla densa coltre di nebbia, loro sapevano che esisteva: si avvicinarono per esaminarlo.

— Al cancello hanno messo una serratura con quattordici tipi di seghettatura. Poi l’hanno collegata a una suoneria di allarme contro chi volesse forzare, e alla fine hanno inserito un contatto che interrompe l’allarme per tutto il tempo in cui la guardia deve parlare con quelli che si trovano all’esterno — disse Charles. Poi sogghignò. — Un modo di essere ingegnosi che rasenta l’imbecillità.

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