«Assolutamente sì. La roccia trovata dal PODS è un meteorite.»
Rachel si fermò per fissare il direttore. «Un meteorite?» Si sentì sopraffatta dalla delusione, dopo tutte le aspettative create dal presidente. "Questa singola scoperta giustificherà tutte le spese e gli errori passati della NASA." Ma che cosa aveva in testa Herney? I meteoriti erano sicuramente le rocce più rare della Terra, ma la NASA ne trovava in continuazione.
«È uno dei più grandi mai rinvenuti» affermò Ekstrom, con aria tronfia. «Riteniamo che sia un frammento di un meteorite più esteso che, è documentato, precipitò nel mare Artico nel Settecento. Più probabilmente, una scheggia che si è staccata nell'impatto con l'acqua ed è atterrata sul ghiacciaio di Milne e poi, nel corso degli ultimi trecento anni, è stata lentamente ricoperta dalla neve.»
Rachel aggrottò la fronte. Non cambiava nulla. Cominciò a sospettare che fosse una trovata pubblicitaria della NASA e della Casa Bianca, entrambe in grande difficoltà, per tentare di salvarsi facendo passare un rinvenimento come tanti per una sensazionale scoperta.
«Non pare molto colpita» commentò Ekstrom.
«In effetti, mi aspettavo… qualcos'altro.»
Il direttore socchiuse gli occhi. «Un meteorite di queste dimensioni è estremamente raro, signora Sexton. Al mondo, ne esistono pochi più grandi.»
«Capisco…»
«Ma non è tanto la
Rachel alzò lo sguardo su di lui.
«Se mi lascia finire, saprà che questo meteorite mostra alcune caratteristiche stupefacenti mai riscontrate in altri, piccoli o grandi.» Riprese ad avanzare nel passaggio. «Se mi segue, le presenterò qualcuno più qualificato di me a illustrarle la scoperta.»
Rachel era perplessa. «Più qualificato del direttore della NASA?»
Gli occhi nordici di Ekstrom fissarono i suoi. «Sì, perché è un civile. Ho pensato che lei preferisse essere informata da una fonte imparziale, vista la sua professione di analista di dati.»
"Touché." Rachel non replicò.
Seguì il direttore lungo l'angusto passaggio che terminava davanti a una pesante tenda nera, oltre la quale sentì il mormorio di molte voci, riecheggiato dal gigantesco spazio aperto.
Senza una parola, il direttore tese la mano per aprire la tenda e Rachel fu abbagliata da una luce accecante. Mosse un passo, esitante. Quando gli occhi si adattarono, osservò l'enorme locale davanti a lei e rimase senza fiato.
«Dio mio» sussurrò. "Cosa diavolo è questo posto?"
20
Gli studi della CNN appena fuori dal distretto federale di Washington sono tra le duecentododici strutture disseminate in tutto il mondo collegate via satellite alla sede centrale della Turner Broadcasting System di Atlanta.
Erano le tredici e quarantacinque quando la limousine del senatore Sedgewick Sexton si fermò nel parcheggio. Sexton scese insieme a Gabrielle e si avviarono con passo sicuro verso l'ingresso.
Furono accolti da un produttore della CNN, con tanto di pancetta, che sfoderò un sorriso cordiale. «Benvenuto, senatore Sexton. Grandi notizie. Abbiamo appena saputo chi ha designato la Casa Bianca per il confronto.» Appariva raggiante. «Spero che lei sia pronto a tirare fuori le unghie.» Additò la vetrata dello studio.
Sexton guardò nella direzione indicata e quasi non credette ai suoi occhi. In una nuvola di fumo di sigaretta, la faccia più brutta della politica lo fissava al di là del vetro.
«Marjorie Tench?» sbottò Gabrielle. «Che diavolo ci fa qui?»
Sexton non ne aveva idea ma, qualunque fosse la ragione, la sua presenza era una notizia fantastica, il segno evidente che il presidente sapeva di essere in una situazione disperata; altrimenti, perché mandare al fronte il suo consigliere? Zach Herney esibiva il pezzo da novanta, e Sexton non poteva che rallegrarsene.
"Più il nemico è di valore, peggiore sarà la sua sconfitta."
Non dubitava che la Tench sarebbe stata un'avversaria abile, ma guardandola Sexton non poté fare a meno di pensare che il presidente aveva compiuto un grosso errore di valutazione. Marjorie Tench aveva un aspetto terrificante. In quel momento fumava semisdraiata in poltrona e muoveva lentamente il braccio destro per sfiorarsi le labbra sottili come una gigantesca mantide religiosa intenta a nutrirsi.
"Gesù" pensò Sexton "decisamente più adatta alle trasmissioni radio."
Le poche volte che Sedgewick Sexton aveva visto su qualche rivista il muso itterico del consigliere, gli era parso incredibile che quella fosse una delle persone più potenti di Washington.
«Non mi piace questa storia» sussurrò Gabrielle.