Rachel entrò in tensione. Mentre cercava di farsi un quadro mentale della situazione, l'idea di trovarsi sopra il mare Artico le infuse un senso di terrore.
Tolland percepì il suo disagio e pestò il piede con forza. «Non preoccuparti. Ha uno spessore di quasi cento metri e, di questi, settanta sono sommersi come un cubetto di ghiaccio in un bicchiere. È molto stabile, dunque. Ci si potrebbe costruire sopra un grattacielo.»
Rachel assentì con poca convinzione. Apprensione a parte, comprendeva la teoria di Tolland sull'origine del plancton. "Pensa che ci sia una crepa che corre fino al mare, permettendo al plancton di risalire il pozzo di estrazione." Era possibile, pensò, eppure implicava un paradosso che la metteva a disagio. Norah Mangor si era mostrata assolutamente convinta dell'integrità del ghiacciaio, avendo effettuato decine di carotaggi per saggiarne la solidità.
Rachel guardò Tolland. «Credevo che la coesione del ghiacciaio fosse fondamentale per stabilire la datazione degli strati. La dottoressa Mangor sostiene che non ci sono crepe né fessure, mi pare.»
Corky si accigliò. «A quanto pare la regina dei ghiacci ha preso un granchio.»
"Non dirlo troppo forte, o ti troverai una scheggia gelata conficcata nella schiena" pensò Rachel.
Tolland si fregò il mento, gli occhi fissi sulle creature fosforescenti. «Non può esserci altra spiegazione. Si tratta per forza di una crepa. Il peso della banchisa sul mare spinge acqua salata ricca di plancton su per il pozzo.»
"Alla faccia della crepa" pensò Rachel. Se il ghiaccio aveva uno spessore di cento metri e il pozzo era profondo settanta, l'ipotetica crepa doveva attraversare trenta metri di ghiaccio solido. "Ma i carotaggi di Norah Mangor non hanno rilevato fenditure."
«Fammi un favore» disse Tolland a Corky. «Va' a cercare Norah. Speriamo che sappia qualcosa che non ha rivelato. E trova anche Ming. Forse lui saprà dirci che cosa sono queste creature.»
Corky si allontanò.
«Fai in fretta» gli gridò dietro Tolland, tornando a guardare nel pozzo. «Giurerei che la bioluminescenza si sta attenuando.»
Anche Rachel guardò. Era vero, il verde appariva meno brillante di prima.
Tolland si sfilò il parka e lo posò sul ghiaccio, vicino al buco.
Rachel lo guardò sorpresa. «Mike?»
«Voglio scoprire se entra acqua marina.»
«E ti sdrai sul ghiaccio senza giacca?»
«Sì.» Tolland si distese sulla pancia. Tenendo la giacca per una manica, lasciò penzolare l'altra nel pozzo finché il polsino sfiorò l'acqua. «Questo è un test di salinità molto preciso usato dai migliori oceanografi. Si chiama "leccare una manica bagnata".»
Fuori, sulla banchisa, Delta-Uno stringeva il joystick faticando a tenere in volo il microbot danneggiato sopra il gruppo riunito intorno al pozzo. Dalle conversazioni in corso, comprese che le cose stavano precipitando.
«Chiama il capo» ordinò. «La situazione è grave.»
40
Gabrielle Ashe aveva fatto più volte la visita guidata della Casa Bianca, in gioventù, col sogno segreto di lavorare un giorno nella residenza presidenziale e diventare parte di quella squadra di élite che decideva il futuro della nazione. In quel momento, tuttavia, avrebbe preferito trovarsi in qualunque altro posto sulla terra.
Mentre l'agente della sicurezza dell'East Gate la guidava nell'elegante sala d'ingresso, si chiese che cosa diavolo volesse dimostrare il suo informatore anonimo. Pazzesco invitarla alla Casa Bianca. "E se mi vedono?" Nella sua veste di braccio destro del senatore Sexton, Gabrielle aveva acquisito una certa notorietà, negli ultimi tempi. Qualcuno avrebbe potuto riconoscerla.
«Signora Ashe?»
Lei alzò la testa. Una guardia dall'aria cortese le rivolse un cordiale sorriso. «Guardi là, prego.» Indicò un punto.
Gabrielle si voltò nella direzione segnalata e fu accecata da un flash.
«La ringrazio.» La guardia la guidò verso una scrivania e le porse una penna. «Per favore, firmi il registro dei visitatori.» Le avvicinò un pesante libro rilegato in pelle.
Gabrielle notò che era aperto su una pagina bianca. Ricordò che tutti i visitatori della Casa Bianca firmavano su una pagina vuota per questioni di riservatezza. Scrisse il suo nome.
"Alla faccia dell'incontro segreto."
Passò attraverso il metal detector e ricevette una lieve pacca sulla spalla. «Buona visita, signora Ashe.»
Gabrielle seguì l'uomo per una ventina di metri lungo un corridoio piastrellato che portava a un secondo controllo di sicurezza, dove un'altra guardia stava tirando fuori da una macchina plastificatrice un pass per gli ospiti. Vi praticò un foro, vi infilò una cordicella e lo fece passare sulla testa di Gabrielle. La plastica era ancora calda. La foto era quella che le avevano scattato quindici secondi prima nell'atrio.
Gabrielle era molto colpita. "Chi dice che il governo è inefficiente?"