Читаем Le sentinelle del cielo полностью

Ne uscì Steen. Si passava una mano sul mento e sorrideva soddisfatto. Era solo. — Ha cercato di fare il furbo — annunciò rivolgendosi a Grayson e senza minimamente badare a Leina. — Avevo la sensazione che avrebbe tentato qualcosa. Risultato: è più rigido di una pietra sepolcrale. Dovremo trasportarlo su un’asse.

— Bene! — esclamò Grayson tranquillizzato, mentre l’altro si avvicinava. Abbassò la pistola e si girò verso Leina.

— Cosa vi avevo detto? È stato stupido tentare a distanza ravvicinata. Certa gente non imparerà mai.

— Sì — ammise Steen facendosi più vicino. — È stato uno stupido. — Si fermò di fronte a Grayson e lo fissò negli occhi. — Troppo da vicino per avere possibilità di scampo.

I suoi occhi si erano fatti luminosi e grandissimi. Le dita di Grayson si irrigidirono e la pistola cadde sul tappeto. L’uomo aprì e richiuse la bocca, e le parole uscirono con difficoltà.

— Steen… cosa diavolo… stai… facendo?

Gli occhi di Steen divennero enormi, mostruosi, irresistibili. Il loro bagliore parve riempire il cosmo e bruciare il cervello della persona che li stava fissando. Una voce profonda, tuonante, venne con il bagliore. Giunse da una immensa distanza, e si avvicinò a una immensa velocità, fino a diventare un rombo pauroso.

— Raven non c’è.

— Raven non c’è — balbettò Grayson, meccanicamente. Il suo cervello era stato vinto.

— Non l’abbiamo visto. Siamo arrivati troppo tardi.

Grayson ripeté le parole come un automa.

— In ritardo di quaranta minuti — precisò la paralizzante voce mentale di Steen.

— In ritardo di quaranta minuti — approvò Grayson.

— È partito su uno scafo dorato da velocità a venti reattori, matricola XB 109, di proprietà del Consiglio Mondiale.

Grayson ripeté parola per parola. Aveva l’aspetto rigido e l’espressione vuota di un manichino che raccoglie polvere nella vetrina di un sarto.

— Destinazione sconosciuta.

Anche questo venne ripetuto.

— In questa casa abbiamo trovato solo una donna grassa. Una telepatica innocua.

— In questa casa — ripeté Grayson — abbiamo trovato solo una donna grassa. Una telepatica innocua.

Steen riprese a parlare. — Raccogli la pistola. E andiamo a informare Haller.

Passò davanti alla telepatica innocua, e Grayson lo seguì come una pecora. Nessuno dei due degnò Leina del minimo sguardo. Lei concentrò tutta la sua attenzione su Steen, scrutandone la faccia, cercando quello che c’era dietro la maschera, parlandogli in silenzio, e rimproverandolo. Ma lui non le fece caso: la sua impassibilità era deliberata e completa.

La donna chiuse la porta alle loro spalle, poi si lasciò sfuggire un sospiro e si strinse nervosamente le mani, come fanno tutte le donne dall’inizio dei tempi.

Sentì un rumore alle proprie spalle e si girò. La figura di David Raven stava avanzando incerta nella stanza.

L’uomo camminava piegato in due e si teneva le mani sulla faccia, tastandosi, quasi per accertarsi da quale parte della testa fossero collocati i lineamenti. E sembrava terrorizzato da quello che le sue dita stavano toccando. Quando staccò le mani, la faccia aveva un’espressione tormentata e gli occhi erano pieni di sgomento.

— Era mio — disse con voce che non era né quella di Raven né quella di Steen, ma una combinazione delle caratteristiche di tutte e due. — Se n’è andato con quello che era mio e mio soltanto! Mi ha derubato di me stesso!

Guardò la donna con cattiveria, mentre i lineamenti continuavano a esprimere il tormento interiore. Sollevò le braccia e avanzò di qualche passo.

— Voi lo sapevate! Lo sapevate e lo avete aiutato. Maledetta intrigante. Potrei uccidervi!

Le dita si piegarono ad artigli intorno al collo della donna, ma lei rimase immobile, mentre una luce indescrivibile le si accendeva negli occhi.

Quando le dita cominciarono a stringere, lei non fece nessun movimento per resistere. Per diversi secondi lui rimase fermo in quella posizione, la faccia sconvolta da una serie di contrazioni. Poi allentò la stretta e si allontanò di scatto, scosso da un tremito.

— Mio Dio — balbettò quando fu nuovamente in grado di parlare. — Anche voi!

— Quello che può essere fatto da uno può essere fatto anche dall’altro. Questo è il legame che esiste tra noi. — La donna lo osservò mentre lui si sedeva e si tastava quella faccia che non gli era familiare. — C’è una legge valida e basilare quanto quella della sopravvivenza fisica — disse ancora lei. — Dice: Io sono Io, e non posso essere Non-Io.

L’uomo rimase in silenzio, ma continuò a passarsi le mani sulla faccia. La donna riprese a parlare.

— Così, continuerete a desiderare quello che vi appartiene di diritto. Continuerete a desiderarlo, come desidera la vita chi si trova in imminente pericolo di morte. Lo desidererete per sempre, disperatamente, rabbiosamente. E non avrete mai pace ne tranquillità. Non potrete mai conoscere la completezza a meno che…

— A meno che? — chiese lui togliendo le mani dalla faccia e alzando gli occhi.

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