— Pare proprio che sia così — disse Raven. — La destinazione ultima non è registrata nelle vostre menti. Da questo posso capire che non godete la fiducia dei vostri superiori.
— Neanche voi — disse Grayson. — E ora alzatevi. Non possiamo starcene qui a perdere tutto il giorno.
— Capisco. — Raven si alzò stirandosi e sbadigliò. Poi fermò lo sguardo su Steen, l’ipnotico. — Che vi prende, Strabico? Mai stato tanto affascinato, prima d’ora?
Continuando a fissare Raven con la stessa curiosità con cui lo aveva osservato fin dall’inizio, Steen rispose: — Quando c’è da affascinare qualcuno, sono io a farlo. E perché mai dovrei esserlo, poi? Non avete né quattro braccia, né due teste. Cosa vi fa pensare di essere tanto interessante?
— Non lo è per niente — disse Grayson con impazienza — e credo che i capi siano stati messi in allarme da voci esagerate. Conosco le sue capacità, e non sono certo eccezionali.
— Davvero? — chiese Raven girando la testa verso di lui.
— Sì, voi siete soltanto un nuovo tipo di telepate. Voi potete fruga re nelle menti degli altri anche quando la vostra è chiusa A differenza di noi, potete leggere i pensieri degli altri mantenendo, impenetrabili i vostri. Un trucco interessante e utile. — Fece un gesto di sprezzo. — Ma anche se interessante, non può certo preoccupare due pianeti.
— Allora, di cosa avete paura? — disse Raven. — Saputo questo, non c’è più nient’altro da sapere. Ora lasciatemi meditare con piacere sui peccati della mia passata gioventù.
— Abbiamo avuto ordine di portarvi via tutto intero. Ed eseguiremo l’ordine. — Lo sprezzo di Grayson si fece più evidente. — Siamo venuti a catturare la grande tigre. Però a me sembra che puzzi di gatto.
— E da chi verrò interrogato? Dal grande capo, o da qualche subalterno?
— Non sono affari miei — disse Grayson. — Se volete una risposta, non dovete fare altro che venire con noi.
Raven lanciò una evidente strizzata d’occhio verso la porta, dove la donna era rimasta ferma in silenzio.
— Leina, vuoi andarmi a prendere il cappello e la borsa?
Grayson afferrò la donna per un braccio. Evidentemente non gli piaceva la situazione. — No, voi restate qui. — Poi girò la testa verso Raven. — Andate a prenderli voi. Tu, Steen, vai con lui. Io curo la grassona. Se mostra i denti, sai quello che devi fare.
I due scomparvero nella stanza accanto. Raven davanti e Steen dietro, con gli occhi che brillavano già di quella luce più pericolosa dei proiettili. Grayson si mise a sedere sul bracciolo di una poltrona pneumatica, appoggiò l’arma sulle ginocchia e fissò attentamente la donna.
— Siete anche voi un’ostrica mentale, vero? — disse. — Comunque, se sperate che riesca a liberarsi di Steen, risparmiatevi il disturbo di doverlo pensare. Non ce la farà mai, anche se avesse tutto il tempo da oggi a Natale.
Leina non fece commenti e continuò a tenere lo sguardo fisso alla parete, senza mostrare alcuna preoccupazione.
— Il telepatico può schivare l’ipnotico a distanza perché può leggere le intenzioni dell’altro e ha lo spazio che lo protegge — disse Grayson con l’autorità della persona che ha fatto delle esperienze personali.
— Ma a distanza ravvicinata non ha possibilità di scampo. L’ipnotico risulta sempre vincitore. Lo so perfettamente! Gli ipno mi hanno fatto parecchi scherzi, specialmente dopo che avevo bevuto qualche bicchiere di whisky venusiano.
La donna non rispose. I suoi lineamenti rimasero impassibili, nello sforzo di ascoltare dietro e oltre le chiacchiere dell’altro.
Grayson fece un rapido tentativo di scrutare la mente della donna, sperando di coglierla di sorpresa. Ma andò a colpire uno scudo impenetrabile. Lei era riuscita a resistergli senza sforzo, e continuava ad ascoltare, ascoltare. Il rumore quasi impercettibile di una zuffa giunse dall’altra stanza, seguito da un respiro affannoso.
Grayson si girò leggermente, come la persona che sospetta di aver sentito qualcosa che non doveva sentire. — Comunque, ci sono ancora io, con questa pistola, e il gruppo di amici che aspetta fuori. — Girò la testa verso la porta della stanza.
— Sono troppo lenti, là dentro.
— Non c’è possibilità — disse la donna con voce appena udibile. — A distanza ravvicinata non c’è possibilità di scampo.
Qualcosa della sua faccia, dei suoi occhi, della sua voce, fece rinascere in Grayson i sospetti che aveva soffocato, e l’uomo provò un vago senso di allarme: strinse le labbra e fece un cenno con la pistola. — Muovetevi. Camminate davanti a me. Andiamo a vedere perché non escono.
Leina si alzò, appoggiandosi al bracciolo della poltrona pneumatica. Poi si girò lentamente verso la porta, abbassando gli occhi, come per ritardare la visione di quello che avrebbe scorto dall’altra parte o che sarebbe comparso sulla soglia.